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IL NUOVO DISCO DI UN GRUPPO MUSICALE INTELLIGENTE E “SOFISTICATO” (EGEA MUSIC)
di Nicola Maria Spagnoli - RARO! Luglio/agosto 2010
C’è solo l’imbarazzo della scelta fra il primo ed il secondo Cd di questo doppio lavoro di Giampiero “Nero”Sanzari e compagni, lavori diversi ma uguali ed ugualmente belli ed interessanti.Un fiore all’occhiello per la Nova musica italiana, non collocabile sotto alcuna etichetta in cui c’è veramente di tutto, dal jazz all’avanguardia, dalla musica cantautorale di qualita’ alla nuova bossa nova. Il rock di oggi insomma che però discende direttamente dalle preziosità anni ‘70 degli Opus Avantra e dei Pierrot Lunaire. Dopo l’ottimo precedente lavoro L’albero dei Bradipi di qualche anno fa, ed innumerevoli colonne sonore nel frattempo prodotte, e dopo essere rimasti in tre del gruppo originario, in questo disco allargano l’ensemble a cinque e con innumerevoli additional players dagli strumenti veramente originali, corni inglesi, oboe, charango, cristallarmonium, concertina etc. creano un etno-soft jazz sinfonico (chiamiamolo cosi’!) veramente delizioso. Poetico il primo Cd in cui Sanzari canta anche, certo con voce flebile, quasi da chansonnier, ma adeguata al contesto, ai testi ed alle musiche, a volte accompagnato da una accattivante voce femminile come nella dolcissima A’ la merci du voyage. Testi che contribuiscono non poco a creare un vero e proprio concept in un percorso che fa riferimento proprio a quella Porta dietro la cascata che si invita a valicare per scoprire quello che c’è oltre, oltre la bellezza, oltre l’apparenza. In questo primo disco c’e’ anche la It’s for you dei Beatles così come fu arrangiata da Martelli per Mina nel ’65 (So che tu mi vuoi ) mentre nel secondo solo musiche, con piccoli, preziosi brani chiamati tutti frattali. Un frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura sempre allo stesso modo anche se su scale diverse, che non cambia aspetto anche se visto con una lente d'ingrandimento. Questa caratteristica, spesso chiamata auto similarità, è stata teorizzata di recente ed è proprio quella che troviamo in questo prezioso piccolo capolavoro strumentale che è il secondo Cd.
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SURSUMCORDA. LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Loris Furlan "IL MUCCHIO" numero MARZO 2011
Quando ti ritrovi fra le mani il doppio CD dei Sursumcorda “La porta dietro la cascata”, con la sua elegante custodia cartonata, semplice e perfetta nella veste tutta bianca, dopo aver sorriso pensando a un “White Album” italiano, viene da maledire il conclamato de profundis al supporto fonografico e il downloading, con la sensazione di trovarsi al cospetto di uno scrigno pieno di perle preziose, musicali ed emozionali, da custodire amorevolmente fra le nostre cose care. Sia chiaro, non è solo la confezione, ma soprattutto il sospetto e la cognizione preventiva, già conoscendo quanto di poetico e di incantevole ci aveva fatto conoscere il quintetto toscano coi precedenti “L’albero dei bradipi” e “In volo”. E’ dapprima una questione di sensibilità, di magia, di scrittura, poi ogni canzone o brano strumentale fa chiarezza da sé, con stupefacente equilibrismo tra mestiere, talento e leggerezza , tra umori folk e arrangiamenti finemente cameristici o velati delicatamente di jazz. “La porta dietro la cascata” disvela antichi amori sopiti, con la voce da fragile, ma sicuro, crooner cantautoriale di Giampiero “Nero” Sanzari (sovviene il poetico intimismo di Paolo Benvegnù a flirtare col Capossela più malinconico) a suo agio fra scenari acustici da piccola orchestra, a raccontare della “Bambina che schiaccia i pinoli”, de “La valigia di cartone”, di una “Nascita nuova” e di amori de ”Il Palazzo”. Tante immagini e melodie toccanti, rafforzate dagli archi filmici ed evocativi, dalle chitarre che duettano sottovoce col piano verticale. Una dimensione strumentale che diventa efficacemente esaustiva e protagonista nelle dodici tracce denominate “Frattale”, di cui nove sono parte del secondo cd, a ribadire la straordinaria, struggente bellezza espressiva dei Sursumcorda, in prospettiva finemente e fantasiosamente filmica, non a caso dediti da anni a musicare documentari d’arte (citiamo la mostra su Liu Bolin, l’artista “Camaleonte”, che ha utilizzato le musiche di questo cd). Con o senza parole, la meraviglia e la poesia sempre alla grande, senza flessioni, arricchite pure da ospiti pregevoli come Massimo Germini (charango e bouzouki, già con Milva, Van De Sfroos, Vecchioni) e Gianfranco Grisi, cristallarmonicista di Capossela.
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EVOCAZIONI ED EMOZIONI FRA IL LIRICO E IL POP, LA SORPRESA DEI SURSUMCORDA
di Ottaviano Nenti "CAMPUS" numero Giugno 2010
Cristallarmonium, fiati, archi e chitarre. Ci sono strumenti classici che dialogano nelle forme più moderne con quelli contemporanei in questo sorpendente doppio Album di un gruppo ricco di talento. Dal nome quasi impronunciabile, Sursumcorda, e con un disco evocativo nel titolo, la porta dietro la cascata, quanto suggestivo nei suoi 25 brani. Il primo disco è fatto di testi romantici e musiche rarefatte; il secondo è il compimento del primo, dove i brani vengono ripresi in versioni strumentali qui chiamati frattali: figure che in geometria, ripetono, su scale diverse, le stesse forme. Un fondale sinfonico per una sensibilità modernissima, capace di vibrare sottopelle, di invitare alla meditazione o di abbandonarsi allo struggimento ma sempre di emozionare. Brani che si aprono su spartiti contemporanei per andare in dissolvenza verso riecheggiamenti sfumati e lontani, evocando con l'uso del cristallarmonio, uno strumento basato su bicchieri accordati ad acqua in modi diversi e "toccati" delicatamente da questi cinque musicisti milanesi con un leader livornese, Giampiero nero Sànzari, che sarebbe bello trovare in un festival estivo ad aprire un concerto di Vinicio Capossela, l'artista che più da vicino ricorda le loro liriche.
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA - WORLD MUSIC
di Paolo Perilli - "SUONO" numero settembre 2010
La porta dietro la cascata è il nuovo lavoro dei Sursumcorda, gruppo nato discograficamente nel 2005 con l'uscita del primo lavoro "L'albero dei bradipi" ma già attivo sin dal 2000 grazie all'amicizia di Giampiero Sanzari, Piero Bruni e Francesco Saverio Gliozzi. L'ensemble formatosi dunque con l'incontro di due chitarristi classici con un violoncellista non poteva che partorire composizioni dai toni squisitamente acustici e così è anche per questo ultimo lavoro. La porta dietro la cascata è un lavoro per nulla noioso anche se lungo e, visti i tempi musicali odierni, si tratta di un bel complimento. Il lavoro nella sua interezza è stato concepito dagli autori come una sorta di concept album "nel quale ogni brano può essere considerato parte del percorso segnato dal precedente per il successivo". E' difficile dire quanto della piacevolezza del risultato sia stato merito del produttore artistico Fausto Dasé, già conosciuto per aver collaborato con Alda Merini, fatto sta che l'atmosfera dell'album è difficilmente catalogabile spaziando tra il pop, la musica cantautorale e un genere più contemplativo. Il primo CD è più "tipicamente" fruibile grazie a molti brani cantati, dalle melodie ricercate ma orecchiabili e testi delicatamente poetici, mentre il secondo, completamente strumentale, assume quasi il ruolo di una colonna sonora composta da cosiddetti "frattali" ognuno con una sua anima ben precisa e mai spocchiosamente autoreferenziali.Caratteristica tipica del gruppo è la trasversalità non solo nel genere musicale ma anche nel modo di comunicare attraverso diverse lingue e ispirandosi a ijnfluenze geograficamente abbastanza eterogenee. Oltre ai brani firmati dagli stessi Sursumcorda c'è addirittura la versione italiana di It's for you di Lennon/McCartney (So che mi vuoi), brano che i Beatles avevano confezionato per Cilla Black e che fu già cantata da Mina nel 1965. Un album da ascoltare senza pregiudizi per scoprire una realtà matura e piacevolmente italiana. (8*****/10)
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SURSUMCORDA - LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Paolo "Pau" Pavone - "Rockambula 06/01/2011
Entrare nelle visioni dei Sursumcorda è come entrare in una realtà parallela, fatta di panorami musicali che colano dritti in fiumi orchestrali in completo trance mistica.
Le atmosfere che propongono questi musicisti di alto livello sono sconfinatamente variegate e danzano elegantemente in una musica che abbraccia ogni tipo di sfaccettatura. Sembra di camminare a piedi nudi sul velluto rosso ascoltando La porta dietro la cascata, titolo di questo cofanetto contenente due capitoli, il secondo racchiude "Frattali" un breve omaggio a variazioni strumentali che amplificano e sottolineano le grose capacità compositive di questi musicisti milanesi. I pezzi appaiono come vere e proprie storie d'esistenza che nascono e finiscono per dar vita ad uno scenario del tutto diverso, ma allo stesso tempo, rilevante e maledettamente riuscito. Non mancano perle come Infinito, nascita nuova o il palazzo, che rappresentano appieno le volontà dei Sursumcorda.
Li si attendeva da cinque anni, dopo il fortunatissimo esordio discografico con L'albero dei bradipi, oggi si riconfermano come una realtà decisamnte collaudata che sa fondere le grandi aperture della musica d'autore con infinite, ma mai banali, atmosfere orchestrali da colonna sonora. Un gustoso cofanetto da tenere fra gli spazi preziosi che lasciamo per le occasioni speciali. E questa lo è. (4.5*****/5)
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SURSUMCORDA - LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Ilenia Beatrice Protopapa - "MP News 09/01/2011
Eleganti. Raffinati. Delicati. Ascoltando “La Porta Dietro la Cascata”, il nuovo cd dei Sursumcorda, già dal primo impatto hai l’impressione che con la musica, questi qui, ci sanno davvero fare… “La Porta Dietro la Cascata” è un invito, un invito a non fermarsi all’apparenza, alla bellezza, magari quella della cascata, ma avere il coraggio di andare oltre, di vedere che cosa si nasconde dietro la cascata e dietro quella porta… Questi qui, i Sursumcorda, dicevamo, ci sanno davvero fare… E non solo nello stile – pensiamo al prezioso e fine booklet con anche il testo inglese a fronte –, ma nei testi e nella melodia, l’opera quarta dei Sursumcorda è un lavoro veramente degno di nota. Giampiero “Nero” Sanzari (voce e chitarra), Piero Bruni (chitarra), Francesco Saverio Gliozzi (violoncello), Fabio Carimati (batteria), Emanuele “Manolo” Cedrone (percussioni), Alessandro Porro (basso), Simone Rossetti Bazzaro (viola e violino), prima di essere i Sursumcorda, sono innanzitutto grandi amici. Il loro è un doppio cd: uno contiene le canzoni e l’altro, intitolato “I Frattali”, è strumentale. E proprio “I Frattali” che sappiamo nel linguaggio geometrico essere figure che si ripetono allo stesso modo su scale diverse, è titolo emblematico del secondo cd contenuto nell’opera: cd che potrebbe essere esso stesso il frattale del primo. Poesia in musica, poesia come modalità d’espressione della realtà e il linguaggio poetico che tutti unisce. Suoni profondi, chitarre classiche e tonalità etniche. Ogni brano è come la continuazione del precedente (un concept album). Accordi perfetti tra musica e testo nel brano dal titolo suggestivo “Bambina Che Schiaccia i Pinoli”: “Scenderà una lacrima di stella / nella bocca / ho mani di resina e polvere / tra mille gusci di perla / ti cercherò / tesoro mio”… “À la Merci Du Voyage” è pezzo un po’ balcanico, un po’ folk: “Quanti oceani ho attraversato / per raggiungerti / pregando il vento / che muove verso te”… e “Infinito” è estremamente poetico tra la canzone d’autore ed il pop valorizzato dalla voce ispirata di Sanzari: “E quelle promesse di baci d’inverno / no, non sarebbero finiti mai / come due gabbiani in volo / noi / sospesi”… Un crescendo di lirismo e musica d’ambiente, da atmosfera degna delle migliori colonne sonore – ed in effetti i Sursumcorda hanno composto musiche per innumerevoli documentari – fino alla cover di Mina (già cover dei Beatles) “So Che Mi Vuoi”. (8.5*****/10)
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SURSUMCORDA - LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Richard Milella - "ARTISTS AND BAND" 23/10/2010
Ha ancora senso la musica “dotta” in un Italia smarrita com'è fra reality e talent show di dubbio gusto e risultato? Sembra proprio di sì se il conterraneo di Piero Ciampi, coadiuvato dai milanesi aggregati nei Sursumcorda (In Alto i Cuori dicono le mie disperse reminiscenze di latino) sprecano tempo ed energie nella ricerca sonora e etnomusicale di un genere che anni fa (ma si parla dei mitici “70) vedeva una nostra prima linea con il meglio di Area, Giovanna Marini, Fiorenzo Carpi, Pierpa Pasolini, Ernesto Bassignano, Ivan Della Mea ma anche i primissimi Francesco Guccini, Claudio Rocchi e Francesco De Gregori e ora qualcosa, ma poco poco, di Vinicio Capossela e Sergio Cammariere.
Diciamolo subito che è un lavoro abbastanza difficile, complesso nella sua costruzione e che ha bisogno di un ascolto attento e costante, non certo la distratta onda di una radio generalista in FM dove, fra l'altro, dubito fortemente possa trovare il benchè minimo spazio. Giampiero “Nero” Sanzari ha radunato intorno a sé un manipoli di varia umanità musicale e ha dato vita ad un gioiellino di rara fattura sospeso fra ricerca cantautorale e jazz in cui confluiscono varie esperienze dell'Italia colta filtrate dal personale gusto degli otto musicisti del (collettivo?) Sursumcorda attivi dall'anno 2004 e autori anche de “L'albero dei Bradipi – 2005”.
Due Cd racchiusi in una suggestiva e raffinata confezione digipack bianchissima (White Album dei Beatles?) con testi italiano-inglese e contenente 25 brani, a volte solo accenni a volte più compiuti e ricchi di sonorità acustico-etniche.
Titolo molto improbabile come La Bambina che Schiaccia i Pinoli apre gli ascolti introdotta da una leggiadra chitarra e dalla sussurrante voce di Nero che lascia sospeso l'ascolto in un etereo limbo da antica atmosfera chansonnier; violini e cori in lontananza che riportano ad un periodo classico. Ritorna il manierismo francese con A' la Merci du Voyage brano a la Cammariere ma con molta meno ruffianaggine sanremese e impreziosito da un recitato in lingua d'oltralpe. Bellissimo Il Palazzo dove strumenti inusuali ricamano atmosfere di persa memoria ma che ci avvolgono in un turbinio di ricordi e sensazioni che la musica attuale ci aveva fatto dimenticare. Frattali sparsi qua e là, frammenti, accenni di brani, pochi secondi che verranno poi dispersi/ripresi più in là nel tempo o, chissà, in altre prove discografiche e che servono a legare i vari momenti sonori quasi da concept-album. Infinito è forse quello che più si avvicina al cantautorato di scuola romana come Mario Castelnuovo e Gaio Chiocchio a dove gli arrangiamenti di archi si fanno più complessi e avvolgenti. Se possiamo fare un parallelo direi che ci troviamo a ridosso della visione musicale, la stessa dei Grimoon, altro pseudo musical-collettivo veneto. Se pensate ad un titolo bizzarro allora che ne dite de La Mia Bisnonna è in Buone Mani che sembra una garbata presa in giro invece è una autentica dichiarazione d'amore verso l'anziana progenitrice amatissima dal nipote. Il collegamento con Beatles non è solo nella candida copertina ma anche nel brano So che Mi Vuoi, altri non è che It's For You, brano adolescenziale di John Lennon interpretato da Cilla Black e dai Quattro agli esordi. Questa versione è meno beat-era, meno canzonetta e italianizzata con i violini e fiati a fare da controcanto; la ricordiamo anche in una (non bella...) esecuzione della Mina nazionale. Un gradevole sambajazz è il leit-motiv su cui poggia La Valigia di Cartone tenero quadretto di distacchi e abbandoni mentre la scontata dichiarazione Tutti i Fiumi Vanno al Mare con la maestria di un ottimo violoncello chiude la prima parte degli ascolti cantati prima di un altro classico Frattale 12.
Nel secondo Cd ci troviamo di fronte a numerosi esempi di Frattale in ordine sparso, altro richiamo ai Beatles di Abbey Road nel quale anche i Fab Four legavano i vari pezzi della seconda facciata con accenni, intuizioni incompiute di brani; ovviamente il parallelo è solo nelle intenzioni poiché, se per i Quattro si trattava di situazioni molto elettriche, per Nero Sanzari e compagni le punteggiature sono molto acustiche, leggere, fischiettate, semplici intuizioni sospese a mezz'aria (bella la n° 14), presentimenti, visioni e percezioni, ideali pretesti per immaginifiche colonne sonore, guado di periodi e generi che non fanno assolutamente parte della concezione della musica “di consumo” ed anche il solo titolo, Per la Tua Pelle Chiara, si schiera nei Frattali benchè conti oltre 2 minuti di sola musica.
Che dire di un lavoro certamente ambizioso, di profonda sensibilità, di romantica e rarefatta atmosfera, di emozioni in dissolvenza, di rara e preziosa costruzione armonica se non il restare silenziosi ed estasiati davanti a tale raffinata emotività. Purtroppo, ne siamo sicuri, resterà un episodio isolato nel mare magnum della discarica sonora che è la nostra civiltà (?!?!?!) contemporanea. Se, nonostante tutto, volete richiedere il cd: info@sursumcorda.it
"Durante la lavorazione dei brani strumentali ci siamo accorti che esistevano cellule strumentali che avevano una loro precisa identità ma che per effetto della ricchezza degli arrangiamenti non uscivano fuori. Abbiamo deciso di metterli in luce rielaborando lo sfondo armonico e il mixaggio. Il concetto di Frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura su scale diverse, nella quale la sua piu piccola parte è identica alla più grande.Di frattali ne abbiamo fatti circa una trentina, mano a mano che prendevano forma assumevano un numero cronologico, ma solo 10 sono andati nel disco, per questo ci sono dei "salti" nella numerazione..." Nero Sanzari
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SURSUMCORDA - UN LAVORO ENORME, UN' INFINITA' DI SUONI UNITI DA UN MEDESIMO ORIZZONTE ABILMENTE RAGGIUNTO: LA BELLEZZA
di José Leaci - "Saltinaria 3/11/2010
La ricerca della perfezione e della quiete, il famoso suono del silenzio o almeno quello ancestrale del vento tra le fronde, della neve che cade. La voglia di raggomitolarsi in un abbraccio vero, mica mistico o metaforico, la voglia di stare a contatto con le persone amate, con l'inverno, in antitesi, chiuso fuori dalla porta.
Il piacere dell'incanto, lo stupore delle piccole cose, gli occhi sgranati di un bambino mentre gli leggono una storia di lupi, vento, caverne. Un lavoro enorme, che coinvolge una marea di persone, un'infinità di suoni uniti da un medesimo orizzonte, abilmente raggiunto: la bellezza.
I Sursumcorda mi convincono al secondo ascolto, dopo che per un attimo avevo temuto il peggio. Perché l'inizio è memorabile con “Preludio” a rasparti nel cuore e i violini a coprire le ferite. Poi, sostanzialmente, bisogna arrendersi.
All'inizio la voce di Giampiero Sanzari non mi aveva convinto. La timbrica sembrava un po' distante dall'arrangiamento. Invece, dicevo, bisogna arrendersi. Solo arrendendosi si scopre la quiete di cui sopra, ci si ritrova immersi in un canto di sirene, in un giardino segreto, toccando con mano il bisogno di affetto. E una volta qui: darne, riceverne... che importanza ha? Non è lo stessa parte di infinito?
E poi “Bambina che schiaccia i pinoli” è una trappola da cui non vogliamo più uscire. Artistico e raffinato, elaborato, pensato e ragguardevole.
Un mare di violini in amore, un oceanico spirito in festa.
(8****/10)
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SURSUM CORDA: "LA PORTA DIETRO LA CASCATA" - UN RAFFINATO VIAGGIO NELL'INCANTO
di Silvano Rubino - "Bielle" 28/05/2010
Fatevi trascinare dall'incanto. Gustate l'esperienza. Siate aperti alla scoperta. Date spago alla fantasia. Non trattenete le sensazioni. Non temete le profondità. Ecco, adesso siete pronti per varcare "La porta dietro la cascata", che è il titolo de nuovo disco dei Sursumcorda. Un doppio disco, il secondo dei quali (dal titolo “Frattali”) interamente strumentale. Un progetto ambizioso, con una produzione di grandissimo livello, una cura dei particolari quasi maniacale, un'eleganza che nulla toglie alla capacità di emozionare. Il ritorno di questo gruppo, che noi di Bielle tenevamo d'occhio sin dal loro folgorante esordio (“L'albero dei bradipi”) conferma un talento musicale di grande originalità. Il gruppo torna con una formazione lievemente rimaneggiata: restano Giampiero “Nero” Sanzari (Chitarra Voce), Piero Bruni (Chitarra) e Francesco Saverio Gliozzi (violoncello) ai quali si aggiungono Fabio Carimati (Batteria) e Emanuele “Manolo” Cedrone (percussioni). Ma il marchio di fabbrica rimane lo stesso: una capacità di costruire un progetto plurare, con il coinvolgimento di una nutritissima schieda di musicisti, capace di immergere l'ascoltatore in un tappeto multicolore e armonico, fatto di ingredienti diversissimi: il jazz, la musica classica, le contaminazioni etniche, la canzone d'autore.Basta dare un'occhiata all'ultima pagina del libretto, con l'elenco dei musicisti coinvolti, per rendersi conto di che tipo di viaggio ci aspetta: buozuki, banjo, salterio, trombe, corni, flauti e clarinetti, fisarmoniche, corno e inglese e oboe (questi ultimi suonati da Claudia Verdellocco, che faceva parte della formazione originaria del gruppo), pianoforti, chitarre, cori e molto altro. Con l'aggiunta di tappeto di archi condotto da Daniele Ferretti, a conferire alle canzoni sontuosi slarghi orchestrali. C'è tutta la musica, ma nessun eccesso, nessun effetto saturazione: è questo il piccolo miracolo realizzato in questo disco, far confluire fiumi diversi in un mare armonico. Anzi, l'unitarietà del progetto è un obiettivo dichiaratamente perseguito, tanto che il disco, negli intenti del gruppo (che firma collettivamente testi e musiche, tranne che per l'unica cover del disco “So che mi vuoi”, “It's for you” dei Beatles, nella versione di Mina), è quasi un concept “nel quale ogni brano può essere considerato parte del percorso segnato dal precedente. È un’esortazione, un invito a non fermarsi di fronte al fascino della bellezza ma a spingersi oltre la cascata, accettando il rischio della profondità”. L'elemento poetico, dei testi, è uno dei fili che più tiene vivo quel legame. Sono testi rarefatti, evocativi, che puntano a un forte rapporto con la melodia, in un gioco di rimandi continuo tra testo e musica, supportato dal canto di Nero. Un canto, come scrivevamo nella recensione de “L'albero dei bradipi”, che gioca su modulate oscillazioni che riportano a certe voci del nuovo rock, immerso in una ricetta musicale che di rock non ha quasi niente. Il viaggio inizia con un preludio, pochi versi recitati dalla voce di Bal Val, maestro di fisarmonica gitano, capaci di portarci immediatamente nel clima un po' fiabesco che contraddistingue l'intero disco “Orme disegnate/ su impervi sentieri, / forme concrete/ di passaggi perduti. / Raccontano le fronde / di un varco mai osservato, / direzione per la porta / dietro/ la cascata”. Gli fa da naturale completamento il brano che dà nome all'intero album “La porta dietro la cascata”, interamente strumentale, raffinata e morbita intro, una seconda dichiarazioni di intenti. Come a dire: gli ingredienti sono questi, parole e musiche, ora cominciamo a mischiarli. “Bambina che schiaccia i pinoli” ci porta con leggerezza in uno dei mondi preferiti dai Sursumcorda, quello dell'infanzia. Ed è inevitabile che sia così, visto l'amore per il fiabesco, l'incanto, la leggerezza un po' onirica. Chitarra, archi, pianoforte, per una favola sull'emozione della scoperta. Con un finale in crescendo, quasi vivaldiano. “A la merci du voyage (In balia del viaggiare)”, apre i confini, verso il tango, con una fisarmonica trascinante. “Il palazzo” è esempio perfetto della poetica dei Sursumcorda, elogio della bellezza del quotidiano, capacità di trasformare un oggetto semplice come un edificio in un viaggio nella fantasia. Il “Frattale 1”, impreziosito dal cristallarmonio, strumento raro suonato da Gianfranco Grisi che si basa sullo sfregamento manuale di bicchieri accordati ad acqua, è una costola del brano successivo “Infinito”, rarefatto elogio della poesia “capace di rendere grande una piccola cosa.”, come scrivono gli stessi Sursumcorda nelle note di accompagnamento. Nel “Frattale2” il cristallarmonio sfuma il brano con delicatezza. “Nascita nuova” è costruita attorno a una traccia tracciata da una chitarra classica argentina, a cui gli archi danno come respiro e forza. “Esistenza” si apre a suoni etnici, atmosfere mediterranee, sapori speziati (tromba, bouzuki, percussioni), “La mia bisnonna è in buone mani”, un jazzato e lirico viaggio nella memoria, “So che mi vuoi”, un brano di John Lennon e Paul McCartney, nella versione di Mina, arrangiato con raffinatezza. Il disco si chiude con due insoliti quarci di realtà sociale, sebbene sempre filtrati dalla sensibilità e dallo stile Sursumcorda: “La valigia di cartone” porta alle migrazioni dei nostri antenati, sempre in chiave “leggera”, usando citazioni musicali che riportano al genere ibrido della “Bossa in Italy”, tipico delle colonne sonore di Piero Piccioni e dei film degli anni '70. “Tutti i fiumi vanno al mare” è speculare e porta all'immigrazione dei nostri giorni (“uomini emersi dal deserto, solchi di carovane scrivono destini”), una storia di sopravvivenza e di speranza su un'atmosfera musicale capace di evocare deserti, spazi infiniti, uomini in cammino. Con la chiusa orchestrale del “Frattale 12”. Resta da dire dei “Frattali”, in alcuni casi legati ai brani del disco “principale”, in altri no. “Costole strumentali delle canzoni che, per effetto degli arrangiamenti e della ricchezza dei suoni, sono capaci di vivere di vita propria”, spiegano gli stessi autori. In questa parte del disco emerge l'esperienza del gruppo sul fronte delle colonne sonore, la capacità di costruire melodie che sappiano accompagnare immagini, o magari, come in questo caso, solo evocarle. Lasciando spazio alla fantasia dell'ascoltatore.Bravi, consapevoli di esserlo, magari un po' narcisi, i Sursumcorda. Capaci di mettere in piedi, grazie all'incontro con Fausto Dasé e L'Accademia del Suono di Timur Semprini un progetto ambizioso e dominato da una forte identità musicale e poetica. Un invito al viaggio, all'immaginazione, al sogno, particolarmente gradito in questi tempi cupi. Una parentesi di fiaba, di incanto bambino, a cui si cede volentieri, con un sorriso. Lasciando crisi economiche, leggi bavaglio e brutture varie per un po' più di un'ora dall'altra parte, fuori della porta, dietro la cascata, lasciando che il suo scroscio tenga lontani rumori e voci sgradite.
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SURSUMCORDA. BAND TRA CINEMA E POESIA
di Luca Capponi - "Il Messaggero" (Marche) 21/05/201
In alto i cuori! Ecco cosa si nasconde dietro il nome latino dei Sursumcorda. Una delle band più interessanti del panorama italiano grazie all'abile sospensione artistica a metà tra cinema e poesia, letteratura e cantautorato, i cieli d'Irlanda e le Italiche strade assolate. Basta ascoltare gli estratti di alcuni estratti dell'ultimo concept album La porta dietro la cascata, L'infinito in testa, per rendersene bene conto. E chi non l'avesse fatto, comunque, avrà un'occasione speciale per rifarsi con gli interessi: domenica sera alle 21,30, i Sursumcorda saranno in scena al Pala folli per l'apertura ufficiale del tour. "La nostra esperienza si fonde in un viaggio sonoro dove le tradizioni musicali del mondo trovano approdo nella tradizione cantautorale nostrana dei vari De Gregori, De André e Ciampi" Spiega Giampiero "Nero" Sanzari (chitarra e voce) che nel 2004 fondò la band milanese/livornese con Piero Bruni (chitarra) ed oggi completa la line up insieme a Francesco Saverio Gliozzi (violoncello), Fabio Carimati (Batteria), Emanuele "Manolo" Cedrone (percussioni), Alessandro Porro (contrabbasso) e Simone Rossetti Bazzaro (violino e viola). "Ascoltare significa anche vedere colori, sentire odori e sapori al fine di immaginare e quindi viaggiare - continua Nero - Per renedere ancora più efficace questa possibilità usiamo strumenti dalle timbriche differenti che spesso si accostano in modo atipico, ma seguendo sempre la poeticità del testo". Ed eccola dunque la musica dall'afflato internazionale e dal tocco cinematografico che nel corso del tempo ha partorito quattro album (il primo l'Albero dei Bradipi è del 2004) e diversi documentari e colonne sonore.
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SURSUMCORDA | LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Marco Luchi - "Audiodrome" 17/10/2011
Nati a inizio millennio in quel di Milano dall'amicizia di due chitarristi classici, Piero “Cirano” Bruno e Giampiero “Nero” Sanzari (quest'ultimo voce e autore dei testi), a cui si sono aggiunti Francesco Saverio Gliozzo (vioncellista), Fabio Carimati (batteria) e Emanuele “Manolo” Cedrone (percussioni), i Sursumcorda tornano quest'anno, accolti da unanime favore di critica, con La Porta Dietro La Cascata. Si sa: la scelta di far uscire un doppio album è sempre coraggiosa, ma, una volta tanto, la Fortuna arride agli audaci. Si tratta di due dischi diversi: il primo ha uno stile cantautorale, il secondo, intitolato Frattali, è solamente strumentale, quasi cinematografico (si pensi a “Frattale 12” “11” e “13”) e a volte ricorda Clint Mansell. Ciò nonostante, entrambi vanno a formare un lavoro di grande compattezza: il trait d'union è un clima incantato e sospeso all'interno del quale, tuttavia, serpeggia un che di melanconico, talvolta di umbratile (è noto come nella magia ci sia sempre nascosto un chissà che di timore reverenziale), destinato a prender sempre più corpo nella parte finale. Per chi fosse incuriosito, scorgendo quante volte ricorre la parola “frattale”, spieghiamo subito che indica un elemento geometrico che rappresenta, mediante linee spezzate, delle forme irregolari, figure che si ripetono allo stesso modo su scale diverse, quasi ribadirne l'unità di fondo.
Sono passati ben sette anni dal loro primo disco, L'Albero Dei Bradipi, in questo lasso di tempo, però, non sono stati con le mani in mani, pubblicando due raccolte di colonne sonore destinate a documentari: In Volo (2006) e Musica D'Argilla (2009). L'aver composto per temi quanto mai eterogenei (arte, teatro, storia, attualità etc.) è stata sicuramente un'esperienza formativa, che ha lasciato in loro una traccia indelebile, una visione globale dell'arte: la ricerca dei Sursumcorda riguarda non solo l'aspetto musicale, ma abbraccia anche la artwork, a cura del promettente Pietro Cardarelli. L'opera si presenta con un'elegantissima copertina bianca con scritte rosse, un libretto che non solo contiene foto e testi (con una loro traduzione, artistica e non letterale, in inglese), ma pure immagini da associare ai pezzi strumentali.
Alla formazione di base si aggiungono numerosi additional player, tra cui Gianfranco Grisi, cristallarmonicista di Capossela, oltre a tutta una serie di strumenti particolari: salterio, dulcimero, kalimba, inanga, indonongo, bouzouki. Parlare di band nel loro caso è alquanto improprio, di ensemble riduttivo: si tratta di una vera e propria orchestra da camera. Le melodie imparentate col sophisticated pop e gli arrangiamenti ricercati, che paiono i figli putativi di un certo avanguardismo nostrano (si è parlato, giustamente, di affinità con gruppi anni Settanta come i Pierrot Lunaire e gli Opus Avantra), rendono difficile circoscriverli a un genere preciso. Per non parlare del loro essere in bilico tra suggestioni etnico-folkeggianti (ritmi latini, balcanici, mediorientali e mediterranei), la musica d'autore (con testi affettati, immaginifici, così lirici che, rispetto alla moda odierna, sembrano scritti da D'Annunzio!) e sfumature jazzate. Molti recensori hanno sottolineato come tutto ciò sia realizzato senza mai cadere nel barocco, intendendo questo termine nella accezione più negativa: in verità i Sursumcorda sono molto “barocchi”, ma nel senso nobile del termine, giacché sovrappongono con eleganza le linee dei vari strumenti in un modo – passateci l'espressione – “contrappuntistico”.
Che altro aggiungere, poi? Di cose ce ne sarebbero moltissime, ma rischieremmo di essere fin troppo prolissi (e un po' lo siamo già stati...). Solo un invito caloroso ad ascoltare questo lavoro? Mezza stella in più! (4****/5)
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UNA VOCE LABRONICA PER I SURSUMCORDA
di Dario Serpan - "Il Tirreno" 9/05/2010
Oltre il volto della natura, nella bellezza delle sue forme, esiste un varco mai osservato, direzione per la porta ditro la cascata. Per vincere i timori o l'assuefazione alla superficialità, la musica prende per mano e accompagna lungo quel varco, suscitando immagini e colori al tocco di ogni strumento. La Porta dietro la cascata è il titolo del nuovo album dei Sursumcorda, band milanese ma di voce livornese. Un concerto il primo maggio nell'ambito del trofeo Accademia Navale, ha concesso in anteprima alcuni brani del nuovo disco in uscita il 17 maggio. Metafora che invita alla profondità, La porta dietro la cascata è un doppio CD che alterna una parte cantautorale a un'altra puramente strumentale, per completare l'indole poliedrica di un gruppo affermatosi sia per la produzione di canzoni, arrangiate in modo molto accurato, sia di colonne sonore allegati a documentari storici e di attualità. Chitarra classica e voce Giampiero Sanzari presenta così l'ultima creatura: "un lavoro controcorrente per qualità dei suoni ma che conferma l'intento di creare musica descrittiva, Suonare in anteprima i brani del nuovo album a Livorno è stato un esperimento a cui tenevo molto". Testi in italiano, poesia e melodia alternata a variazioni di tempi, i Sursumcorda si sono formati nel 2000 e hanno all'attivo quattro album e sette colonne sonore. Il nome della band è una locuzione latina che nel linguaggio abituale è un'esortazione a farsi coraggio. Oltre a Giampiero Sanzari (chitarra e voce) nel nucleo del gruppo, ci sono Piero Bruni (chitarra), Francesco Saverio Gliozzi (violoncello), Fabio Carimati (batteria) e Emanuele "Manolo" Cedrone (percussioni).
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I SURSUMCORDA E UNA GIORNATA PARTICOLARE
di Valentina Giampieri - Donne sul Web | Il sole24ore web 2/8/2010
Ho in mano La porta dietro la cascata, il nuovo cd (sono due dischi per la precisione) dei Sursumcorda. Lo scarto, lo faccio partire e so che questa volta per me non sarà un ascolto qualunque. Il 17 maggio di un anno fa infatti, da spettatrice, in sala di registrazione con la band c'ero anch'io. E una prima volta di questo genere, da appassionata di musica, non si scorda mai.
Quando si fa suonare un disco nello stereo, inevitabilmente ci si dimentica di ciò che sta dietro quell'oggetto di policarbonato. Difficilmente ci si interroga sulla genesi del prodotto finito. Eppure quello che rende diverso un disco sentito e spontaneo da un altro studiato a tavolino credo stia proprio lì, nell'atmosfera che si respira in sala di registrazione.
Il percorso musicale dei Sursumcorda, che hanno cominciato come busker (suonatori di strada), di per sé ha molto poco di "commerciale": brani strumentali, colonne sonore per documentari su arte e temi sociali, e oggi un concept album, in bilico tra spiritualità e poesia.
Quando sono entrata all'Accademia del Suono insieme a loro, confesso, un po' immaginavo che avrei trascorso una giornata particolare.
Noi al di qua del vetro, mentre nella sala accanto prova un quartetto d'archi. Li dirige Daniele Ferretti, che in passato ha lavorato anche anche ai cd di musica e parole di Giovanni Nuti e della poetessa Alda Merini.
Chiacchiero con Nero Sanzari (chitarra e voce della band), Fausto Dasé (il produttore) e gli altri della combriccola. Si parla del disco e di mille altre cose. I Sursumcorda hanno tanto da raccontare. Si ride molto e il tempo, con accompagnamento musicale, passa davvero piacevolmente.
Nel frattempo le tracce prendono vita, lentamente. Approdano su monitor, mixer, equalizzatori, ma prima ancora si appiccicano alla pelle. Sentire musica, mentre la osservi crescere. Vedere le espressioni di chi decide "ecco, taglia qui", "qui si deve sentire di più il violoncello". Tutto ha un altro impatto, un altro sapore.
Anche la meritata pausa pranzo, ai tavolini di un tipico baretto milanese vecchio stile, diventa occasione per conoscere un po' più a fondo la band. Quando definiscono La porta dietro la cascata "un invito ad andare oltre, accettando il rischio della profondità", sento che, a modo loro, i Sursumcorda questo passo l'hanno già fatto.
Hanno scelto un percorso musicale certamente meno semplice di altri. E tirato fuori un doppio album, che va assaporato e scoperto lentamente, ma che una volta varcata la porta, lascia il segno.
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I SURSUMCORDA. LA PORTA DIETRO LA CASCATA (EGEA)
di Franz Coriasco - Città Nuova n.13/2010
Per quanto ancora poco noto, l’ensemble milanese è uno dei più originali del panorama contemporaneo. Anche questo quarto album oscilla con eleganza tra atmosfere classiche, jazz ed etno-folk per un’ipotesi di canzone d’autore fascinosa e coltissima, epperò mai cerebrale o accademica.
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SURSUM CORDA - A' LA MERCI DU VOYAGE
di Pier Andrea Canadei - "L'internazionale" 28/05/2010
E' difficile non volere un po' bene ad un gruppo italiano che inserisce nei propri lavori titoli come La mia bisnonna è in buone mani. Al netto di qualche flatulenza naif, la band del livornese Nero Sànzari e del suo compagno di schitarrate Piero Bruni gode comunque della vastità di orizzonti aperti, e di suoni puliti; ambisce golosamente a far poesia, non si perita di parlare di frattali, si concede rafrain in francese e remake spaghetti di Lennon/McCartney. A la mercé del viaggio con valige di cartone che traboccano di idee e di strumenti preziosi.
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Lorenzo Paci - "Equilibri Arte" 24/05/2010
Con il loro ultimo lavoro, ascoltato ieri in concerto al Palafolli di Ascoli Piceno e presentato in questi giorni, i Sursumcorda acquistano motivazioni e obiettivi ben chiari, nei loro appunti di viaggio hanno saputo esprimere con semplicità e poesia la loro visione del mondo che gira veloce e renderci partecipi delle loro emozioni, osservazioni, incontri e passioni trasformate in canzoni ed immagini. Si parte subito con "Porta dietro la cascata" il brano che da il titolo al doppio album, un pezzo tutto strumentale carico di vibrazioni e presagi, per poi percorrere un lungo viaggio, accompagnati da musiche morbide ed avvolgenti, affascinati da racconti narrati come fiabe.
Stimoli collettivi al viaggio, alla speranza, con sguardi sul mondo, ma anche racconti onirici e piccole poesie, metafore della vita che viene osservata passarci davanti agli occhi, lasciando immagini e ricordi, come dipinti nella memoria. Come orme disegnate su impervi sentieri, forme concrete di passaggi perduti. Raccontano le fronde di una varco mai osservato, direzione per la porta dietro la cascata...
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Alberto Bazzurro - "All About Jazz " 20/05/2011
Con La porta dietro la cascata il sestetto Sursumcorda, nato nel 2000 sull'asse Milano/Livorno, giunge al suo quarto album, il più ambizioso (anche per l'autentica moltitudine di musicisti coinvolti) e articolato. Accanto a canzoni già per loro conto alquanto fuori dagli schemi, vi trovano infatti posto piccoli (non tutti, ma la maggior parte) frattali solo strumentali, testimonianza dall'attività del gruppo sul fronte della musica per l'immagine (documentari, per lo più).
In questa doppia ottica si deve leggere il fatto che, pur oltrepassando di poco i settanta minuti, il lavoro sia diviso in due CD (il secondo, quello dei frattali, di 24'21"), proprio perché, appunto, differenti (anche se pur sempre convergenti) sono le linee che li informano. In generale, la proposta di Sursumcorda si pone a un ideale crocevia fra canzone d'autore, camerismo contemporaneo, venature jazz e altro ancora.
Sul versante-canzone, ospitato nel primo CD (che include comunque già due frattali, quasi a voler fare la bocca a quanto seguirà), ci accolgono songs di grande eleganza, intrisi di un'evocatività sommessa, a tratti quasi sorniona, sonnacchiosa e indolente (specie proprio sul piano vocal-interpretativo). Splendidamente "confezionato," il prodotto sembra come (voler) trascendere attraverso la forma (l'abito) la stessa essenza del tutto, venendo a comporre un corpus di fatto inestricabile.
Su questo terreno, si segnalano in ogni caso la title-track, "Bambina che schiaccia i pinoli," "À la merci du voyage," "Esistenza" (quasi effervescente), "La valigia di cartone" (dalla spiccata danzabilità) e "Tutti i fiumi vanno al mare" (virata verso il klezmer), non senza una certa qual tendenza alla ripetitività che finisce tuttavia per costituire più un motivo di fascino (e di coesione) che un limite.
Nei dodici frattali (anche "Per la tua pelle chiara," pur dall'inusuale ampiezza, di fatto lo è) lo spettro espressivo si allarga non poco, trascorrendo dal rumorismo concreto a un marcato descrittivismo (servito per lo più dal notevole dispiegamento d'archi), espansioni e ripiegamenti, miniature quasi minimali e squarci solcati da una tensione schiettamente cinematografica (più che altrove, intendiamo), il tutto nel segno di un gusto sempre vivo per la sorpresa, l'imprevedibilità, pregio ovviamente fra i maggiori di questa sezione dell'opera. Che va ascoltata - quasi centellinata - con attenzione.
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Giancarlo Bolther - "Rock Impressions" 01/06/2011
Ho provato subito un certo interesse per questo cd fin dal primo momento che l’ho avuto tra le mani, anche se ancora non sapevo nulla di questa formazione dal nome bizzarro, ma proprio il nome (che significa In Alto i Cuori), la sobria eleganza dell’artwork, la cura dei particolari, hanno acceso in me una viva curiosità. I Sursumcorda sono nati nel 2003 e si sono dedicati alla realizzazione di colonne sonore per documentari e mostre, la prima release riguarda un documentario sul Guercino, realizzato nel 2003 per la mostra tenuta a Palazzo Reale a Milano, ne sono seguite molte altre. La Porta Dietro la Cascata è il loro quarto album, la formazione comprende sette musicisti, ma troviamo oltre quindici ospiti, troppi per poterli ricordare tutti, la musica a cui hanno dato vita è un pop intarsiato di varie influenze, dalla musica classica al folk mediterraneo al jazz, alla musica brasiliana, sembra musica da camera, ma moderna, per certi versi accostabile anche a certo prog molto raffinato.
Il lavoro è diviso in due cd. Il primo disco che porta il titolo dell’album si apre con un narrato suggestivo, con una voce che ha sapore di vissuto, che sembra quasi esoterica, ma al tempo stesso buona e che dà fiducia. Poi arriva la traccia eponima, una ballata romantica dominata da un giro melodico sensuale, che ricorda un ballo, un momento molto lirico. Quasi in sordina arriva il brano successivo, “Bambina che Schiaccia i Pinoli”, che ricorda certe cose di Branduardi, ma con un piglio molto più moderno e cinematografico, all’insegna di un pop altamente raffinato. Un titolo in francese presenta una canzone che ricorda anche nell’andamento certa musica d’oltralpe, sempre all’insegna di una grande raffinatezza. I testi sono poesie che vanno gustate con più ascolti. I brani presenti sul primo cd sono ben quindici, per la maggior parte cantati, hanno tutti la stessa poetica risultando molto omogenei e danno l’impressione di essere un lavoro che va ascoltato dall’inizio alla fine, senza momenti che dominano sugli altri.
Il secondo cd porta il sottotiolo “Frattali” e ci sono dieci composizioni strumentali nove delle quali sono chiamate appunto “Frattale” con un numero non in sequenza (tre di questi Frattali erano presenti sul cd precedente), solo un brano ha un titolo diverso, ma è comunque strumentale. Questi frammenti musicali sono molto più vicini alla musica classica e sono molto atmosferici, ma essendo anche piuttosto sperimentali, non mancano episodi che possono essere accostati a certa musica elettronica, come ad esempio il “Frattale 17”. Il cd precedente è molto più immediato e facile da assimilare, questo secondo è più impegnativo, ma non meno fascinoso.
I Sursumcorda sono una band estremamente interessante, la loro proposta è ricercata ed elitaria, oltremodo raffinata, ma proprio per queste caratteristiche sono particolarmente contento di aver avuto l’onore di poter ascoltare questo lavoro veramente artistico, nel senso più pieno della parola. La Porta Dietro la Cascata è uno di quei cd che non fanno rumore, ma che hanno una forza intrinseca sorprendentemente vitale.
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Massimo Volpi - "Melodicamente" 04/04/2011
Era da parecchio che avevo voglia di recensire questo disco, almeno da quanto lo aspettavo. In tutto questo tempo ho cercato di pensare a qualcosa di straordinario da scrivere, qualcosa che potesse quantomeno far capire, a chi non l’ha mai ascoltato, che questo non è semplicemente un “album bello” ma qualcosa di più. Ho pensato a metafore e similitudini ma ogni volta c’era qualcosa che stonava. A differenza di ciò che avviene tra le 25 tracce del doppio cd dei SurSumCorda, “La porta dietro la cascata”. Fin dall’intro si intuisce che il percorso di questo album non è per nulla casuale ma anche che non è stato utilizzato alcun navigatore satellitare per raggiungere la meta. Questo perché i SurSumCorda danno l’impressione di saper benissimo dove andare, ma sanno arrivarci solo percorrendo strade panoramiche, ricche di suggestivi scorci e profumi considerati ormai perduti. Senza perdersi ma senza nemmeno utilizzare comode autostrade. Il punto di partenza di questo viaggio è fissato sotto “L’albero dei bradipi“, titolo del loro precedente lavoro, ma l’arrivo è tutto una sorpresa.
“La porta dietro la cascata” è però qualcosa di più ponderato rispetto al suo predecessore. Qualcosa che non è nato per caso ma è stato studiato nei minimi particolari. Al microscopio. Forse anche per questo, nell’album, viene introdotto e supportato il concetto di “frattale”. Wikipedia dice che un frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse; ovvero che non cambia aspetto anche se visto con una lente d’ingrandimento. Con questo concetto si può dunque dire che le canzoni dell’album hanno tutte la stessa identica forma del cd intero. Ogni traccia è una casellina da aprire in un calendario dell’avvento. Ma l’avvento è l’album stesso. Il consiglio è quello di prendersi del tempo, infilare il disco nel lettore e, con gli occhi chiusi, abbandonarsi alle dolci melodie e ai testi poetici di canzoni come “Nascita nuova”, “Il palazzo” o la più gitana “à la merci du voyage” che non fanno altro che confermare la teoria precedentemente esposta. C’è del movimento, e della stasi. Onde di un mare che si butta su una spiaggia, per poi ritirarsi timidamente, lasciando in dono conchiglie, perle, ricordi e vita. Una matrioska di paesaggi e sensazioni ciascuno contenuto nell’altro. Come quei souvenir con la neve dentro. Non occorre scuoterli con eccessiva violenza, la magia è garantita anche dal più lieve soffio. Strumenti insoliti, come i bicchieri di cristallo alla fine di “Infinito”, raffinati (come violino, corno inglese, oboe) e sonorità dimenticate, lasciano capire che dietro questo cd c’è davvero parecchia ricerca e voglia di creare qualcosa di straordinario; forse l’intento è quello di chiudere la felicità in pochi centimetri. Come quegli altri souvenir che contengono “l’aria di..”. Tutti sanno che non è vero ma ci vogliono credere lo stesso. E il segreto è proprio questo. Crederci. Lasciare vivere le emozioni che risiedono pigre dentro di noi. C’è una frase, tratta dall’ecclesiaste, che compare nel testo di “Tutti i fiumi vanno al mare” e dice che “Tutti i fiumi vanno al mare ma il mare non si riempie”. E questa è proprio la sensazione che lascia questo disco. Qualcosa di naturale, e per questo stupefacente, che non sazia ma ristora e conforta. La porta d’entrata è dietro la cascata; ma da lì poi, non vorrete più uscire. Questo disco è un viaggio verso l’infinito. Passato e presente.
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RECENSIONI "IN VOLO"
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IN VOLO COLONNA SONORA SURSUMCORDA.
di Luca Villari - “Colonne Sonore” (extra al n.15) 10.2.2006
I nostri lettori lo sanno bene: dover scegliere con chi collaborare nella realizzazione di un film documentario, a chi affidare la composizione delle musiche, è un passaggio importante all’interno del processo creativo che un regista affronta in relazione ad un progetto editoriale, soprattutto quando, come in questo caso, si tratti di un lavoro di ricostruzione storica. La scelta di Alberto Osella, che ha curato la regia del documentario Carlo e Federico: la luce dei Borromeo nella Milano Spagnola, è caduta su i Sursumcorda, un giovane gruppo che negli ultimi anni si è già fatto notare in diverse occasioni. Con questo lavoro hanno dimostrato di riuscire a rielaborare in maniera originale ambienti e mondi sonori legati ad un tempo lontano dal nostro. Un processo di reinvenzione di ritmi e suoni che passa attraverso una scelta intelligente di organico: salterio, santur, tar, gong, accanto al violoncello, che spesso domina nei vari brani, agli archi, al flauto dolce, alla chitarra e al pianoforte creano un impasto timbrico e riescono a inventare delle costruzioni ritmiche tali da far avvertire all’ascoltatore un senso di sospensione nello spazio, tra occidente ed oriente, e nel tempo, tra passato e presente. Il risultato è un prodotto che ha chiaramente scelto di non seguire la strada della ricerca filologica nella costruzione del commento musicale al film, ma piuttosto di lasciarsi guidare dalle suggestioni del racconto per creare un’opera che ha in sé una sua unità ed un suo senso anche al di fuori del rapporto diretto con l’immagine. Tutti i brani sono legati ad un’idea compositiva comune e il progetto del disco, in qualche modo, sottolinea questa unità utilizzando il brano “Poesia Bruciata” come prima e ultima traccia. Si tratta di una canzone che in apertura è proposta senza la parte della voce, e che nel testo, tra l’altro molto bello, sembra contenere le indicazioni programmatiche che hanno ispirato tutto il lavoro. Per quanto riguarda lo stile e il tipo di scrittura utilizzata non si può quindi dire che manchi di una certa originalità. Sono comunque presenti influenze, come è normale, che ci hanno fatto pensare, ad esempio ascoltando il brano “la fuga”, ad un certo Nyman e alla sua particolare scrittura basata su cellule ritmico/melodiche che si sviluppa in senso verticale per aggiunta di strumenti e voci. La musica dei Sursumcorda oltre a legarsi, come colonna sonora, alle immagini del documentario dedicato ai Borromeo, accompagnerà il visitatore lungo il percorso attraverso le sale della mostra Carlo e Federico: la luce dei Borromeo nella Milano Spagnola ai Musei Diocesani di Milano fino a maggio di quest’anno. Il CD è acquistabile nel Book shop dei Musei Diocesani per il tutto il periodo della mostra.
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IN VOLO, MUSICA PER IMMAGINI VERSIONE SURSUMCORDA
di Federico Genta - “La Stampa” 06/2006
I Sursumcorda li avevamo già presentati nel novembre dello scorso anno, in occasione dell’uscita del loro disco d’esordio. “L’albero dei bradipi” che aveva colpito il sottoscritto per freschezza, originalità e qualità complessiva. Ora i Sursumcorda ritornano, ma a modo loro. “In volo” nasce infatti come colonna sonora di un documentario. Tappeto prezioso di melodie e intrecci strumentali, che ancora una volta confermano le capacità della band. “Carlo e Federico. La luce dei Borromeo nella Milano spagnola” è la mostra milanese per cui ha visto nascere il cd, prodotto in collaborazione con Alberto Osella (Osella Partners). «Non volevo una musica storicamente connotata poiché sono pochi coloro che dispongono dei necessari strumenti culturali per compiere mentalmente un viaggio a ritroso nel tempo, fino ai secoli XVI e XVII, e provarne un’emozione. Lavorando in passato con i Sursumcorda ad un documentario dedicato al Guercino, avevo incontrato la loro musica, scoprendola capace di parlare al cuore pur essendo raffinata e complessa al punto da sorprendere anche le orecchie più esigenti».
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SURSUMCORDA - IN VOLO.
di Nicolo Mulas - "Kdcobain" 04/ 2006
Avevamo già potuto assaporare il talento di questa band con il loro primo lavoro "L'albero dei bradipi" di cui abbiamo già parlato su queste pagine. Ora la band che opera tra Livorno e Milano ha deciso di pubblicare le musiche che gli sono state commissionate per un documentario storico sul '600. Inutile dire che il risultato è un album dal forte impatto emotivo che lascia sconvolto l'ascoltatore anche senza vedere il documentario. Le scelte stilistiche dei Sursumcorda sono sempre ad alti livelli così come la scrittura dei pezzi interamente strumentali che costituiscono questo lavoro. Le radici folk non possono che emergere dal primo brano intitolato "Poesia bruciata" ripreso poi sul finale e questa volta cantato. La ricerca non si ferma allo stile ma impiega anche strumenti poco convenzionali come ad esempio la campana tibetana, il darabukka e lo djambè. "In volo" è un'esperienza sonora che avvolge con il suo calore folkloristico e che lascia scolvolti per la sua bellezza. La chitarra acustica disegna ovunque trame straordinarie come arazzi medievali mentre il violoncello le accompagna con la sua dolcezza. "In volo" è un'opera da tenere in alta considerazione nel panorama italiano perché non è da tutti riuscire a confezionare una colonna sonora di questo livello, e se da un lato fa immensamente piacere che esistono questi grandi artisti in Italia, dall'altro dispiace che non vengano presi nella dovuta considerazione dal grande pubblico.
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SURSUMCORDA - IN VOLO
di Giulio Tedeschi - premio Toast 2006
Una delizia proiettata fuori dal tempo. 13 strumentali ed una lunga ripresa del primo brano ("Poesia bruciata") con delicati inserti vocali. Uno sfarfallio di miele musicale per palati fini. Da possedere a tutti i costi.
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RECENSIONI "L'ALBERO DEI BRADIPI "
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L’ARBRE DES PARESSEUX.
di Emmanuel Pidoux - "Indietronica"
Sursumcorda vient du latin "Sur Suum Corda" et signifie "élevez vos coeurs". "Elever" au sens de l’envol, de l’envolée, et de l’élévation. Le disque a pour titre "L’albero dei bradipi" soit si mon italien s’avère correct "L’arbre des paresseux". Il y a de ça dans la musique de ce quatuor italien. Une certaine légèreté et aussi une certaine langueur. Toujours dans la douceur et dans la beauté des sentiments et des moments. Comme on imagine un cliché ou une image d’Epinal d’une certaine Italie, celle de Toscane par exemple. En couleurs sobres et pastels, en jaunes, en verts, en ocres, à l’image de la jolie jaquette de leur digipack. Sursumcorda chante en italien dans le texte et cela rajoute à ce sentiment. La langue chante sans peine. La langue chante avec joie. Des multitudes d’instruments composent cette musique inspirée à la fois par l’Espagne (musiques d’Andalousie), l’Italie évidemment (musiques siciliennes) ou l’Europe de l’Est (musiques des balkans). Ce disque est un concentré de traditions, de musiques et de cultures qui ont leurs points communs et leurs déclinaisons avec comme horizon partagé : la méditerranée. La musique du quatuor a cela de moderne qu’elle est à la fois imprégnée de mille influences, histoires, anecdotes, couleurs, cultures et sentiments qu’elle rapproche pour proposer un voyage dans un nouveau pays et un nouveau langage : le leur. Il suffit de suivre les routes, de couper par des chemins, de lire les indices sur le sol et sur les arbres à paresseux pour se laisser emporter. Guidé principalement par les guitares de Giampiero Sanzari et Piero Bruni, on sera aussi bercé par le violoncelle de Francesco Saverio Gliozzi et charmé ou pris à partie par l’oboe, la flûte traversière ou le cor anglais de Claudia Verdelocco. Sans oublier les pianos, trompettes, voix, batteries, percussions, berimbaos, accordéons, etc qui viennent compléter ce tableau idéal. Entre jazz manouche, inspirations hispaniques et tradition italienne, Sursumcorda nous invite au voyage d’une magnifique manière.
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PASSIONE E POESIA.
di Nazario Graziano - “Comunicazioneinterna”
Passione cantautorale, eleganza e profondità sono i tre elementi che emergono dall’ascolto approfondito de “L’albero dei Bradipi”, piacevole sorpresa dei toscani Sursumcorda. Un disco maturo e profondo, curato nella stesura e negli arrangiamenti, che parte dalla migliore tradizione cantautorale italiana per abbracciare territori intimisti ed aprire a contaminazioni folk-acustiche di varia provenienza, dal Mediterraneo ai Balcani passando per l'Irlanda. La bellissima traccia d’apertura “Mi hanno perso” è un ottimo biglietto da visita per rappresentare lo stile e la bravura del gruppo da subito, al primo ascolto. Bellissima la voce di Gianpiero “Nero” Sanzari sorretta da violini, fiati, ritmiche avvolgenti, poesia ... e, se il buongiorno si vede dal mattino il disco non dovrebbe lesinare emozioni, così come brani di eguale eleganza. Ecco così canzoni di indubbio spessore come la bellissima strumentale “Il gorgo” quasi a richiamare armonie post-rock-(folk), “Via!” suadente, pacata e delicata nel suo pop d’autore, la title-track “L’albero dei Bradipi”, canzone-poesia d’altri tempi, perfetta in ogni punto, “Bambino” emozionante nei richiami all’Irlanda e nell’apertura festaiola con cori di bambini. Emozionale anche il saliscendi di “Perché”, e le ballate “Postumi d’amore” e “Pelle di stracci”, così come la bellissima traccia di chiusura “L’indeciso”. “L’albero dei Bradipi” è un disco da ascoltare e riascoltare, un disco profondo e “suonato”, un album in cui il sacrificio e la passione per la musica traspaiono ad ogni battuta. Il tutto mosso dalla voglia di comunicare e trasmettere emozioni, vere e sincere. Le copertine patinate, i tormentoni estivi e le hit parade radiofoniche sono altra cosa ... fortunatamente.
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SURSUMCORDA
Tirza Bonifazi Tognazzi- “Freequency”
Definizione del Garzanti per "sursum corda": in alto i cuori. Il cuore è il punto cardine de "L'albero dei bradipi", il debutto discografico dei Sursumcorda, composto da dodici brani definiti dalla band stessa "colonne sonore cantate". Musica intima e colta, raffinata e onirica, che crea nell'immaginario di chi ascolta un mondo parallelo dove l'aria è rappresentata dal suono dell'oboe, del corno inglese e del flauto, l'acqua dalle percussioni, il fuoco dal violoncello e la terra dalla chitarra classica. Il tutto prende vita grazie alla voce di Giampiero "Nero" Sanzari, così vicina a una certa vocalità anni '60 e riproposta oggi da cantautori come Mauro "Joe" Giovanardi. Lasciatevi sedurre.
SURSUMCORDA Garzanti's definition of "sursum corda": keep your hearts high. The heart is the main point of "L'albero dei bradipi", recording debut for Sursumcorda, made up of twelve songs that the band itself has defined as "sung soundtracks". Intimate and cultivated music, refined and dreamy as well, that creates in the imaginary of who is listening a parallel world where the air is represented by the sound of the oboe, of the English horn and of the flute, the water by the percussions, the fire by the 'cello and the earth by the classic guitar. Everything is brought to life thanks to the voice of Giampiero "Nero" Sanzari, so near to those kind of tones that are so typically '60s and re-proposed today by songwriters like Mauro "Joe" Giovanardi. Let yourselves be seduced.
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SURSUMCORDA.
di Camozzato Loris - "Sonikmusic"
Non vorrei sbilanciarmi troppo, ma questo lavoro dei SurSumCorda e' sicuramente un capolavoro artistico, curato alla perfezione in tutte le sue forme, a partire dalla confezione del Cd, sino ad arrivare alla ben piu' importante struttura musicale. Dodici tracce affascinanti, una miscela di sonorita' influenzate da suoni mediterranei, etnici, balcanici, molto teatrali, il tutto aiutato da una ricercatezza poetica nei testi. L'uso di strumenti orchestrali creano particolari e piacevoli atmosfere, che dondolano quasi ad accompagnare le ritmiche chitarristiche, e le parti vocali di Giampiero Sanzari, al quale va sicuramente il merito di rendere molto affascinante il tutto grazie alla buona teatralita' imposta nelle sue liriche. Ogni brano ha una sua particolarita', una sua storia, una sua immagine, come la splendida atmosfera poetica in "Bambino", o la folcloristica "La Notte degli Oscar", e la stupenda "L’Albero dei Bradipi", solo per citare alcuni brani. In definitiva e' di sicuro un lavoro di qualita' ed eleganza musicale, e resto un po' perplesso che nessuna etichetta nostrana non abbia ancora fatto un pensierino ai SurSumCorda, ma solo un'etichetta d'oltre oceano si sia interessata per la distribuzione e la vendita negli U.S.A.... misteri italiani!!!
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SURSUMCORDA.
di Domenico Maria Gurgone - “Mescalina”
Il primo album dei Sursumcorda è uno di quegli esordi che non ti aspetti. O, meglio, che a fatica puoi qualificare come tale. Uno sguardo alla loro storia chiarisce rapidamente molte cose. Attorno al nucleo centrale del gruppo – e cioè voce, chitarre e archi – il tempo e i viaggi regalano prima una serie di incontri con musicisti dotati, che assicurano oggi maggior spessore al suono e quei guizzi che soltanto diverse visioni e teste possono offrire. Il momento di “comunione” degli intenti fra questi affini spiriti musicali diviene infine reale e concreto nel posto più virtuale per antonomasia: è infatti in Rete che i musicisti – che provengono dalla Lombardia e dalla Toscana – dialogano e arrangiano i pezzi di questo album. E’ quindi inutile parlare di quartetto milanese o qualcosa di simile quando la formula del gruppo si apre ad una formazione più completa e variabile, in cui il singolo contributo rimane sì fondamentale ma nella logica di uno spettro sonoro più ampio e maturo di quanto l’età “discografica” dichiarata farebbe realmente presumere. Dicevo, un ci-dì questo “L’albero dei bradipi”, che ammalia e appaga il più raffinato degli ascoltatori. E questo anche perché i Sursumcorda riescono già al primo colpo – complice la pregressa esperienza musicale, sia chiaro – a maneggiare il concetto di “prodotto artistico” a 360 gradi. Senza perdersi in paraculaggini varie, gadget, e altre stupidate, preferiscono battere la strada alternativa: e cioè riporre una cura estrema in quello che sarà il vero prodotto finito del loro lavoro. L’album che ho in mano vive così di una riuscita equazione: tanta è la leggerezza esteriore di un booklet semplice nell’ideazione eppure accurato nella successiva realizzazione, quanta è la sostanza della musica riposta in queste dodici tracce. La lievità diviene raffinatezza, e reclama così attenzione anche nei momenti interamente strumentali (“Il gorgo”). Per citare lo stesso gruppo, queste canzoni non tradiscono alcuna “ipocrisia d’amante del sicuro”: qui non si tratta di “lasciare la spada per lo scudo” (sempre da “Questa è la strada”), quanto di mantenersi fedeli ad uno stile personale nell’esecuzione di canzoni che sembrano scritte da tempo, che portano addosso un qualcosa di tradizionale in senso innato. Una evidente vena teatrale del cantato e degli arrangiamenti unisce i brani più riusciti pur rimanendo ad un sincero livello di attitudine, mai di puro e solo atteggiamento. E’ comunque la chiara intesa musicale a fugare ogni minimo dubbio al riguardo: l’attuale musica dei Sursumcorda travalica il concetto di provenienza, eccezion fatta nel potersi qualificare pienamente italiana. O “popolare”, volendo, ma nel senso più alto del termine: in questo senso il recupero di atmosfere medievaleggianti, gli arpeggi ariosi e gli archi onnipresenti, cattura piacevolmente. Raramente un’opera prima tradisce una simile padronanza della materia musicale. Mi ripeterò pure, ma questo tutto sommato è da considerarsi un finto esordio: e, allora, vorrà dire che ai Sursumcorda concederemo meno tempo per tornare a sfornare nuove canzoni. Nel frattempo, ascolteremo “con lentezza” e a fondo questa dozzina di frutti maturi dall’albero dei giovani gruppi italiani da tenere d’occhio.
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SURSUMCORDA.
di Alberto Bazzurro - “L'isola che non c'era”
Il quartetto lombardo-toscano Sursumcorda, guidato dal cantante e chitarrista Giampiero Sanzari, autore di tutti i brani (dodici), e completato da Piero Bruni, Francesco Saverio Gliozzi e Claudia Verdelocco, tutti multistrumentisti, arriva sul mercato con questo suo primo album, zeppo di ospiti (in tutto otto), cui un impatto in fondo abbastanza nell’orecchio dei tempi non impedisce, grazie a una sicura eleganza di tratto, di colpire nel segno. Vi si segnalano in particolare brani quali gli iniziali Mi hanno perso, Questa è la strada e Il gorgo (solo strumentale), indistintamente pervasi da una rotondità molto elastica, ariosa per quanto a tratti esuberante, sempre raffinata, con quella spruzzata di jazz che non guasta e aggiunge suggestione all’insieme. Altri momenti particolarmente riusciti appaiono la titletrack, Bambino e i conclusivi Pelle di stracci e L’indeciso. Un minimo di ripetitività climatica non nuoce più di tanto a un’opera prima senz’altro fra le migliori uscite negli ultimi tempi.
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L'ALBERO DEI BRADIPI.
di Alberto Barina - “Italianissima”
Spunti interessanti, il cd del gruppo toscano Sursumcorda, ne offre più di qualcuno se poi leggiamo, tra le note biografiche, che è stato licenziato per una etichetta americana di Boston, per la distribuzione e la vendita negli U.S.A., allora ritorna costante una domanda: E da noi? Come mai nessuna etichetta ha voluto prendersi cura de "L'albero dei bradipi"? (Verrebbe quasi ironicamente da rispondere che nella nostra discografia evidentemente sono rimasti solo i bradipi senza gli alberi). "Nessuno è profeta in patria" mettiamola così, certo che per Giampiero & soci è una gran bella soddisfazione poter volare al di là dell'Atlantico per poter far ascoltare la propria musica autoprodotta ed autoprodotta direi proprio bene. Dodici brani che viaggiano elegantemente in bilico tra atmosfere jazz e suoni etnici ma, volutamente né mai troppo jazz né mai troppo etnici, anche se forse i meno attenti potrebbero classificarli frettolosamente proprio nella categoria etno-music. L'apparato strumentale mette in rilievo chitarre classiche, percussioni, archi e fiati ed una spazialità musicale che va dalle sonorità mediterranee del brano "Il gorgo" alle suggestioni vagamente irlandesi che scaturiscono dal brano "Bambino", quest'ultimo uno dei più belli dell'intero lavoro, grazie anche al coro di voci bianche nel finale. Tra le cose che rendono sfizioso l'ascolto del cd, da segnalare sicuramente il quasi tango jazzato con annuncio finale in "Mi hanno perso": "Il bambino che si è perso al reparto giocattoli è atteso dai propri genitori alla cassa", la circense ironia de "La notte degli oscar" brano sicuramente tra i più originali, lo schiacciapensieri de "L'albero dei Bradipi" e la splendida costruzione musicale di "Pelle di stracci" con mormorio di cicale. Poco importa se i testi, liricamente intensi, a volte paiono un po' sfuggirci nel loro significato e nei loro contenuti; perché dobbiamo sempre per forza dover trovare una spiegazione a strofe come: "Voci di fate incantano fughe di lacrime come farfalle inchiodate in ritagli di favole. Ed io racconto il mio labirinto." da ("Mi hanno perso"), oppure "Via a consumare luce delle stelle, riflessa sulla pelle al rame della sera. Via a colorare strade di cuoio." Da ("Via!"), sono belle anche così, nella loro apparente imperscrutabilità. Molto curato anche l'aspetto grafico del cd, sia nelle foto del booklet sia nella copertina: crepi del legno, fenditure e muri scrostati.qualcosa di antico e primigenio aleggia nella musica dei "Sursumcorda".dunque in alto i cuori!...e lasciamoli volare oltre l'Atlantico!
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L'ALBERO DEI BRADIPI.
di Nicolò Mulas - “Kdcobain”
Sono diverse le band che negli ultimi anni hanno riscoperto quelle sonorità che attingono dalla tradizione ma che si ispirano fondamentalmente al mondo cinematografico. In alto i cuori! È con questa esortazione latina che i Sursumcorda tra Livorno e Milano costruiscono una musica suadente sia per le incantevoli atmosfere che evoca, sia per la poesia che si respira leggendone i testi. "L'albero dei bradipi" è il loro primo lavoro autoprodotto, e si avvertono distintamente tutte le colorazioni della musica mediterranea, basate prevalentemente sulla chitarra acustica, a cui si aggiungono poi svariati strumenti e la voce con impostazione teatrale di Giampiero Sànzari. "Mi hanno perso" apre il disco in punta di piedi con scelte stilistiche che ricordano molto da vicino gli Avion Travel. Ritmi jazzati si avvertono in "Questa è la strada" e una dolce ballata che si ispira a De Andrè porta il nome dell'album. Più cupe le tonalità di "Il gorgo",brano interamente strumentale che introduce "Venerdì 17", dove alcuni richiami ai Quintorigo non possono non scorgersi all'inizio. Uno dei momenti più aulici della composizione è rappresentato sicuramente da "Perchè", dove chitarra, pianoforte e melodia formano un trittico praticamente perfetto, mentre con "La notte degli Oscar" le ritmiche diventano più ballabili con qualche eco in stile Paolo Conte. Dodici tracce che dondolano e coccolano l'ascoltatore con la loro veste ricercata ma allo stesso tempo diretta e dall'ascolto piacevole. Se all'inizio si viene rapiti dalle atmosfere create dalla forte emotività degli arrangiamenti, la dimensione emozionale viene poi completata dalle liriche, grazie alle quali non si fa fatica a vivere realmente le immagini descritte in musica. A completare il tutto, un ottimo packaging e un booklet curato da Maria Vittoria Gozio.
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L'ALBERO DEI BRADIPI.
di Stefano Solventi - “Sentireascoltare”
Sursumcorda sono un quartetto di Milano. Iniziano a farsi vivi nel 2003 vincendo il concorso nazionale Cant'autori, poi scrivendo soundtrack per documentari e mostre, quindi ben figurando nel concorso del benemerito programma Demo di Radiorai. Va a finire che si autoproducono questo album d'esordio, chiamando ai microfoni e al missaggio Fabio Magistrali nientemeno: non stupisce troppo quindi la qualità del risultato, cui corrisponde una confezione cartonata bella ed essenziale. Dodici canzoni che inseguono stralci di poesia residua nel presente apoetico e disumanizzante: in questo senso è emblematica l'iniziale Mi hanno perso, incanti e tremori di un bambino "lost in the supermarket" con archi, fisarmoniche e chitarre classiche ad imbastire un tango vagamente Avion Travel (tolta però - e graziaddio - l'impostazione teatraleggiante). Quanto a ciò che segue, gli spunti melodici sono generalmente semplici, quasi a far da contraltare alla complessità di strutture e orchestrazioni (flauti, archi, legni, pianoforte, chitarre classiche, ottoni e fisarmoniche, in più kalimba, berimbao e percussioni varie). Vedi a proposito i languori spampanati e il romantico fatalismo di Via!, le ridanciane metafore sentimentali de La notte degli oscar, le lievi solennità di Bambino, le mestizie allibite di Pelle di stracci, da pescarsi in mezzo a valzer aspersi di jazz, rumbe, flamenco, arpeggi serrati ed eterei, starnazzate di tromba, archi svolazzanti e cinematici, fruscii e fantasmagorie indefinibili. Il rischio, l’avrete capito, era affollare troppo la scena, inciampare nella cacofonia di questa parata di timbri e stili. Invece, quel che regna è una chiarezza piana, seducente. La testa e il cuore sono intimamente sintonizzati su un patrimonio folk che sa d'antico e nostrano. La cura dei timbri e la gestione delle dinamiche sono piuttosto inusuali in ambito pop, eppure applicati a strutture che al pop ammiccano, del pop hanno l'immediatezza, la voglia d'immischiarsi, di agire rasoterra dove l'immaginario è questione di vita vera e poesia quotidiana. Tensione poetica che non cede mai, dalla prima all’ultima nota, innescata dalla dialettica tra l'armamentario tradizionalista e la modernità dei temi e dell'approccio. E’ un gioco, certo, e si svolge nel segno di una variabilità costante, in una molteplicità di caratteri sonori che alla lunga rischierebbe di farsi prevedibile, non fosse che d'un tratto si spalancano prospettive sorprendenti, quali la sognante evanescenza seventies in Postumi di un amore, i riverberi di fisarmonica dagli esiti quasi psichedelici ne L'indeciso o le sarabande diagonali di Questa è la strada e della title track (tra cinema e teatrino di marionette, tra mediterraneo, sudamerica e mitteleuropa). C'è insomma questo senso di suono condotto con mano ferma malgrado i tanti rischi azzardati, di complessità risolte con disinvoltura, di ricerca e profondità che non sormontano la forma e l'espressione, nel segno di una comunicativa diretta, fragrante. Si prenda Il gorgo, l'unico strumentale in programma, l’ostinazione mesta e angelica dell'arpeggio, la stupenda enfasi conclusiva col raddoppio delle corde e stormi rumoristici (palpiti, fruscii): il tutto fluisce come uno sbocco di cuore, senza mai foderarsi di pensosità o facili derive (neo prog o post morriconiane, tanto per dirne un paio), vera e propria soundtrack di sensazioni in bilico, ed è questo che conta più che la sua definizione formale, difatti splendida e breve. Volendolo trovare, il difetto si trova: per me sta nell'eccessiva pulizia del canto, nella sua sostanziale mancanza di tipicità che rischia di far sembrare il tutto un po’ innocuo. Difetto che esperienza e impudenza potranno certo correggere, speriamo non corrompendo la bella immediatezza di cui sopra. Complessivamente, insomma, un gran debutto. Dei Sursumcorda sentiremo sicuramente parlare.
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UN DISCO DI RARA BELLEZZA, DELICATO E MATURO
di Ambrosia Jole Silvia Imbornone - L'isola della Musica Italiana Sett/2010
Un doppio album di grande intensità poetica, che possiede l’eleganza levigata e l’ebbrezza luminosa del cristallo: questo appare il ritorno di Giampiero “Nero” Sanzari e soci, finemente prodotto da Fausto Dasè (Elisir, Giovanni Nuti).
Nel lavoro infatti grazia raffinata e languore fervido, rapito da un livello di ispirazione e concentrazione largamente superiore alla media, si mescolano nella sontuosità morbida e serica del piano, in percussioni dal calor sottile, fiati suadenti, arpeggi acustici dotati di una riconoscibile, sofisticata lievità, ora magicamente antica, ora del tutto senza tempo, ed ancora tra archi di un’ariosità vaporosa (si ascolti in tal senso soprattutto la magnifica Il palazzo).
I Sursumcorda fondono in più di un’ora di musica una classicità preziosa, talora jazzata, il lirismo pregiato e squisito, eppure a suo modo sempre limpido, di testi cantautorali, che conducono tra immagini fortemente emozionali, ed infine i sapori compositi di un folk terroso e policentrico, che si muove tra le sponde del Mediterraneo e voli oceanici fino a suonare universale.
Dietro la cascata ritmi latini, balcanici o mediorientali bruciano il tempo, spandendo profumi acri o dolci, di viaggi e distanze, desideri o odi (v. l’effervescente Esistenza, La valigia di cartone, Tutti i fiumi vanno al mare) e brani orchestrali dagli arrangiamenti articolati e possenti, ma mai barocchi, disserrano incanti musicali commossi.
I cosiddetti Frattali dal canto loro sono invece brevi intermezzi eterei, metallici e cristallini, oppure strumentali di una potente magniloquenza “cinematografica” (si ascoltino soprattutto i Frattali 12, 11, 13 e 6), tra sperimentazione e il fascino inquieto di terre misteriose, da esplorare senza parole sulle ali della musica.
Un disco di rara bellezza, delicato e maturo.
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA - IL DIAPASON.
di Maria Antonietta Fontana "L'opinione" 26/06/2010
Il gruppo Sursumcorda nasce nel 2000, e nel corso degli ultimi dieci anni si evolve sull’asse portante costituito dai fondatori Giampiero “Nero” Sanzari e Piero Bruni, ambedue chitarristi di formazione classica. La caratteristica principale del gruppo è nella propria trasversalità, dovuta al fatto di coinvolgere nelle varie esperienze musicisti dalla formazione e provenienza più disparate. Quel che sorprende più, è l’amalgama che scaturisce da queste differenze di origine. Infatti il risultato non è né frammentario né scontato, ma sempre estremamente interessante ed innovativo. Si tratta di musica gradevolissima che si può ascoltare con diverso grado di consapevolezza: ci si può limitare ad una fruizione superficiale, oppure ci si può soffermare ed ascoltare con attenzione un impasto che riesce sempre a sorprendere. Del resto, gli strumenti impegnati in questa produzione musicale parlano da soli: accanto alle chitarre classiche, troviamo salterio, dulcimero, kalimba, inanga, banjo, indonongo, una serie di percussioni, armonica a bicchieri (o cristallarmonio), bouzouki e naturalmente piano e violoncello. Il denominatore comune è la poesia, la cifra stilistica è quella di una grande raffinatezza, che però è semplice e naturale, e mai oscura o artificialmente ricercata. Vengono in mente certi passaggi di Fauré o di Satie, ma non solo. L’album è un doppio, introdotto da una traccia con un breve componimento poetico che viene letto lentamente dalla voce profonda di Bal Val, maestro di fisarmonica gitano, e guida l’ascoltatore nel mondo senza spazio e senza tempo in cui si inserisce la musica dei Sursumcorda. L’intento del gruppo, con questo album è subito chiaro: “trovare l’Infinito dentro noi stessi”, “essere noi stessi l’immagine dell’Infinito”. Al di là della musica, bellissima, che richiama le atmosfere di alcune delle colonne sonore che il gruppo ha firmato in questi anni (colonne specifiche per documentari), il fatto stesso che l’intero secondo cd dell’album ed alcune tracce strumentali del primo vengano definite “frattali” è indizio evidente di una poetica ben precisa. Il frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse: del pari, i brani definiti “frattali” costituiscono delle cellule isolate dal contesto, derivate dai brani del cd1, che riprendono alcuni elementi armonici e/o testuali e li restituiscono in un arrangiamento diverso. Un’idea che per certi aspetti ricorda gli esordi di Schoenberg e della dodecafonia, senza presentare analoghe asperità all’ascolto: non è sperimentazione solipsistica o fine a se stessa. “Li abbiamo chiamati frattali proprio perché sono contenuti l’uno dentro l’altro, proprio come se fossero delle scatole cinesi. Sono in realtà frazioni di brani, però così arrangiati hanno una loro identità e possono essere considerati frattali. Con una giusta approssimazione” spiega “Nero” Sanzari. La poetica dell’album pare proporre una sorta di percorso spirituale, come un esame anche superficiale dei temi trattati e dei testi suggerisce. Trovo calzante l’osservazione fatta dagli stessi Sursumcorda, che si riconoscono in un gruppo di musicisti, non di filosofi; l’obiettivo era di descrivere sensazioni: “anche un gesto banale, anche scontato può diventare un gesto preziosissimo; la dimensione, con la poesia, cambia”. Il brano “La mia bisnonna è in buone mani” è un omaggio alla generazione delle bisnonne, che ci vengono additate come culla di un sapere antico capace di accudire la generazione giovane più che non oggetto di cura da parte di quest’ultima: un esempio di saggezza e di amore, i cui ricordi ci sommergeranno di quelle emozioni che per i Sursumcorda costituiscono l’essenza stessa della musica (e si sente!).
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SURSUMCORDA - LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Federica Villa - "Eye on Musica " 07/10/2010
Un album dalla copertina bianca, liscia, essenziale, se non fosse per il “frattale” che vi compare nel mezzo, a simboleggiare la filosofia che di lì a poco l’ascoltatore sarà invitato a scoprire. La porta dietro la cascata: mai immagine fu più appropriata per un lavoro che appare davvero come un invito ad andare oltre, in un mondo lontano eppure afferrabile, che è forse sempre esistito sotto i nostri occhi distratti.Lo stesso si può dire dei brani: raffinati, evocativi, nati dall’intreccio di strumenti di diverse origini e tradizioni (dalla musica popolare africana a quella da camera, passando per il jazz) con liriche sicuramente “poetiche”, complesse, ricche di simboli e riferimenti, eppure per lo più immediati, apprezzabili anche dall’orecchio poco allenato. Sto parlando dell’ultimo album dei SURSUMCORDA, gruppo di origine toscana attivo dagli anni 2000 che nell’era della musica- da- reality e delle hit da classifica propone coraggiosamente una produzione d’autore onesta e sperimentale, nata dalla confluenza di diverse esperienze (tutte figlie del Conservatorio) che creano un intreccio di voci, echi, immagini, persino profumi e sapori, di sicuro (ma non certo scontato) fascino.
La “filosofia del frattale” sorregge dunque La porta dietro la cascata, come documenta l’iscrizione-dichiarazione di poetica sulla seconda di copertina: forse l’uomo non è che un frattale, e in quanto tale un’immagine dell’infinito. Proprio l’anelito all’ eterno, del resto, è una costante che corre attraverso melodie e testi: penso in particolare a Infinito, in cui la musica pare riprodurre il volo dei gabbiani ora rasente il mare sconfinato, ora nel mezzo delle alte nuvole. La bambina che schiaccia i pinoli, invece, terza traccia che segue al Preludio parlato e al pezzo strumentale omonimo dell’album (che ci permette di attraversare il “varco”), presenta un’atmosfera sognante e rarefatta sorretta anche da immagini “preziose” (sottili steli d’oro, neri coriandoli, mani di resina e di polvere, mille gusci di perla) in cui si inserisce il monito di eco oraziano “Quello che sarà lo vedrai domani…”.
Semplicità nella complessità (“Simplex munditiis”): una formula che sembra davvero costituire la cifra fondamentale dell’opera, dalle musiche ai testi fino, ovviamente, all’immagine-guida del frattale.
Degne di nota anche A la merci du voyage, trascinante singolo che il gruppo ha scelto per il passaggio alle radio, in cui la concertina conferisce immediatezza e la lingua francese impreziosisce ulteriormente il tessuto musicale, e Il palazzo, intensa celebrazione di un palazzo umanizzato sede del “sogno d’affetto” del cantore-poeta che invoca l’amata.
Dopo l’Infinito, settima traccia, il Frattale 2 pare introdurre una seconda serie di brani che guadagna in eterogeneità , mentre perde forse un pò di pregnanza: la delicatezza di Nascita nuova lascia infatti spazio alla concitazione di Esistenza, inno alla vita con una dichiarazione di poetica che vale la pena di citare: “Forse l’ombra di me stesso sarei, se fossi certo di restare senza sogni”, per poi tornare all’intimismo di La mia bisnonna è in buone mani e passare alla cover di So che mi vuoi di Mina (al secolo It’s for you dei Beatles).
A seguire ulteriori dimostrazioni di versatilità di stili e grande disinvoltura nell’affrontare diversi generi, da cui un’impressione di pienezza, di ricchezza di toni e sfumature (forse l’ennesima via verso l’infinito, nell’illusione di poterlo sfiorare almeno attraverso la musica?!): La valigia di cartone e l’arabeggiante Tutti i fiumi vanno al mare, ispirata infatti ad una massima dall’Ecclesiaste.
Ma la vera conclusione (almeno temporanea, se pensiamo che l’album è doppio e il secondo CD è costituito da ben dieci tracce strumentali, nove frattali più il brano Per la tua pelle chiara, piccoli gioelli sapientemente forgiati perfetti per una colonna sonora, ambito cui il gruppo non è certo nuovo), è affidata proprio ad un “frattale”: in Frattale 12 la tensione verso l’infinito si fa musica, ma anche colore, liberando la fantasia e facendola scorrere veloce, dalla gioia al pianto o meglio dal pianto alla gioia, se è pur vero che i SURSUMCORDA aspirano a trasmettere positività.
Dopo ore di ascolto, la sensazione di aver compiuto un viaggio è forte: capire se sia stato oltre la cascata o dentro noi stessi appare davvero superfluo.
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SURSUMCORDA - LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Francesco Bove- "MESCALINA " 25/07/2011
Difficile farsi largo nell'iperproduzione discografica, ma è ancora più arduo arrivare al pubblico con tutti i crismi. I Sursumcorda da Milano ci stanno provando, con un discreto successo, e sicuramente stanno centrando l'obiettivo.
La porta dietro la cascata è l'album che non ti aspetti da un gruppo italiano. Una gradita sorpresa. Un doppio studiato fin nei minimi dettagli, dominato dal concetto di “frattale”, come si evince già dalla copertina e dal secondo disco, nonché uno dei lavori italiani più raffinati ed eleganti del 2011.
Il gruppo non si sofferma su un genere preciso, non vuole essere etichettato, ma spazia dal pop cantautoriale al jazz, dalla bossa nova alle sonorità mediterranee.
La loro proposta è intrisa di momenti di alto lirismo, di ampio respiro mantenendo sempre un'attitudine sperimentale. Non si tratta, quindi, di un disco semplice né di un album complesso, è un lavoro cameristico, ragionato, sognato, una raccolta di sensazioni e stati d'animo, il soffio di vento che scompiglia i capelli. Non è raro rintracciare nelle tracce rimandi alla Natura come in Infinito o la magia dell'amore romantico ne Il palazzo, così come raccontato da Goethe.
Non c'è solo musica nel lavoro dei Sursumcorda ma tutto un universo letterario, pittorico, fantastico che usa il suono come mezzo per comunicare ciò che non è immediato. Non bisogna per forza di cose seguire una linea precisa, da Mina (So che mi vuoi) all'Ecclesiaste (Tutti i fiumi vanno al mare) tutto può essere utile per arrivare ad un obiettivo preciso, per rispettare una determinata estetica. Il primo disco può essere considerato, a tutti gli effetti, un concept ed è un invito a non fermarsi dinanzi alla bellezza, rievocando, per certi versi, Thomas Mann. Concetto che viene ripreso nel secondo disco strumentale che ha come protagonista i "frattali", un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura e allo stesso modo su scale diverse. Si esce, così, dall'ascolto storditi e appagati.
Il nuovo lavoro dei Sursumcorda è un viaggio nel tempo, l'esempio lampante di come dovrà essere un album cantautoriale italiano nel futuro. Infatti, se i Virginiana Miller sono il presente, l'ensemble milanese è il futuro della musica italiana di qualità.
Infine va assolutamente sottolineato il lavoro di packaging, con copertina bianca levigata, cofanetto accurato e un booklet con testi e quadri di Elisabetta Keller, pittrice milanese. Un ottimo biglietto da visita e la naturale introduzione alla musica dei Sursumcorda.
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SURSUMCORDA - LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Monica Mox Alagna - "ALONE MUSIC " 25/07/2010
"Ritenendo di essere frattali possiamo pensare di trovare l'Infinito dentro noi stessi, essere noi stessi custodi dell'Infinito, essere noi stessi l'immagine dell'Infinito". Si apre così il booklet bianco del disco dei SurSumCorda, e queste poche parole lasciano percepire che tipo di opera si sta per ascoltare. Si, un'opera -perchè non si tratta semplicemente di un disco- intrisa di poesia, di suggestioni, di immagini che ti prendono, ti rapiscono. Leggendo alcune interviste che il gruppo ha rilasciato, si capisce subito che il loro è un background molto eterogeneo ma estremamente complementare, se così si può dire, e non può non essere così dato il risultato: la musica etnica incontra quella jazz e la musica classica, numerosi gli strumenti che si alternano, si mischiano, si fondono dando vita a questo doppio album fuori da quelli che sono i soliti clichè per quanto riguarda la musica italiana, e dunque è da apprezzare e rispettare ancora di più, visto che i SurSumCorda mandano avanti un progetto da cinque anni senza accontentarsi di approdare a sponde già battute, ma prendendosi tutto il tempo necessario per creare qualcosa che, se non nuovo, almeno sicuramente diverso e che trasmette la ricerca e lo studio che c'è stato dietro. Per farvi capire bene qual è la "filosofia" portata avanti da questo album, vi cito la spiegazione che hanno dato riguardo il titolo: "è un invito a non fermarsi di fronte al fascino della bellezza, ma a spingersi oltre, oltre la cascata, accettando il rischio della profondità”.
E qui, signori miei, Marco Carta e soci possono andare a nascondersi. Con tutto il rispetto. (7.5****/10)
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SURSUMCORDA - LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Alberto Lepri - "BEAT" ottobre 2010 n.51
Colto e curato, questo progetto si pone l'obiettivo non facile di conciliare elementi della musica classica con le atmosfere del jazz, cercando di incorporarvi anche sprazzi di musica etnica e tentando di ricondurre tutto in una confezione pop. Il risultato è “La porta dietro la cascata”: non solo un disco realizzato ad un livello tecnico altissimo che nella sua complessità non risulta per nulla pesante o difficile all'ascolto, anzi è piacevole e suscita interesse. Molto belli anche i piccoli frammenti strumentali chiamati Frattale, e distinti solo da un numero, che si trovano in parte del primo disco e compongono invece gran parte del secondo, un'appendice curiosa ma piuttosto accessoria. (7*****/10)
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Elena Oselladore - NON SOLO CINEMA 26.6.2010
Parlare dei Sursumcorda e della loro musica non è un’impresa semplice. Escono dagli schemi della musica come viene concepita oggi, dalle canzonette, dal “commerciale”, per avventurarsi in terreno di suoni, immagini e parole, misterioso ed attraente, in cui l’ascolto e la visione diventano una parte attiva del processo compositivo. La porta dietro la cascata raccoglie brani sia cantati che strumentali in un doppio cd. I testi e le armonie creano rimandi sinestetici a immagini e concetti, mentre chitarre classiche si intrecciano con strumenti popolari, etnici e archi classici. Ascoltare questo disco diventa davvero un’esperienza che trascina ai limiti della bellezza e della profondità. Il gruppo, composto da Giampiero “Nero” Sanzari (chitarra e voce), Piero Bruni (chitarra), Francesco Saverio Gliozzi (violoncello), Fabio Carimati (batteria) e Emanuele “Manolo” Cedrone (percussioni), presenta i brani come anelli di un’unica struttura, legati indissolubilmente eppure indipendenti.
(segue intervista a Giampiero Nero Sànzari)
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Francesco Giordani - ONDAROCK 07.01.2011
Merita attenzione la proposta dei milanesi Sursumcorda, giunti da poco alla boa del secondo album. “La porta dietro la cascata” si segnala infatti come una seducente collezione di raffinati pezzi di cantautorato italiano d’alto bordo, in linea con produzioni per certi versi analoghe come Amor Fou, Non Voglio Che Clara o Virginiana Miller. Quello che contraddistingue la cifra dei cinque musicisti è senz’altro la perizia stilistica della scrittura e, soprattutto, l’eleganza sfarzosa (mai però gratuitamente esornativa) che il gruppo sfoggia nell’arrangiare tessuti di suono nei quali trova spazio e respiro una varietà strumentistica di tutto rispetto, che passa per fiati e archi, spingendosi verso le timbriche più esotiche ed inusuali di inanga, kalimba o salterio.
Il gruppo regala momenti di intimo lirismo e poesia quotidiana, che sanno coinvolgere e appassionare, coniugando suggestioni cinematografiche (che trovano riscontro nelle innumerevoli colonne sonore realizzate dalla band per documentari di varia natura ma anche nelle composizioni strumentali che sostanziano il secondo disco di “La porta dietro la cascata”) con un corposo alfabeto di forme musicali che vanno dalla canzone d’autore alla bossa (“La valigia di cartone”), passando per fragranze arabo-meditarrenee (“Esistenza”), il tango (“A La Mercy Du Voyage”) e un pacato camerismo classicheggiante.
Ulteriore nota di merito per la raffinatissima confezione dell’album, impreziosito da un corposo booklet bilingue in cui trovano posto anche alcune splendide pitture di Elisabetta Keller (7****/10)
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SURSUMCORDA/ "LA PORTA DIETRO LA CASCATA": IDEE, CORAGGIO E IRONIA DAL SAPORE ETNO-JAZZ
di Walter Gatti - "Il sussidiario" 9/6/2010
Finalmente un disco italiano fuori dal coro, fuori dal comune, fuori dai cliché. È "La porta dietro la cascata" dei Sursumcorda, una formazione che da cinque anni insegue un progetto musicale in cui musica classica e influenze etniche si sposano con sapori jazz per una confezione finale totalmente acustica di grande effetto.Un doppio Cd di tante chitarre, di tanti suoni e di tanti strumenti (violini a bizzeffe, ma anche follie euro-africane come cristallarmonium, indonongo, inanga…). Soprattutto un disco carico di idee, di coraggio, di ironia e finanche di poesia, se è vero che questa band si presenta con una riflessione sui frattali - elementi geometrici in cui la parte è identica al tutto - e con un incipit (sul libretto del Cd) davvero inquietante: “Ritenendo di essere frattali possiamo pensare di trovare l’Infinito dentro noi stessi, essere noi stessi custodi dell’infinito, essere noi stessi l’immagine dell’infinito”. Senza contare che loro stessi del titolo scelto per questo disco dicono che è un'esortazione, "un invito a non fermarsi di fronte al fascino della bellezza, ma a spingersi oltre, oltre la cascata, accettando il rischio della profondità”. Accidenti: stiamo parlando di musica o di esistenzialismo? No, tranquilli: il disco è bello e si ascolta persino con facilità. E allora proviamo a raccontarne qualcosa di più con l’aiuto di chi l’ha realizzato. I Sursumcorda sono cinque musicisti di estrazione classica d’area milanese: Piero Bruni ed Emanuele Cedrone alle chitarre, Francesco Ghiozzi al pianoforte e Fabio Carimati alle percussioni; l’unico non milanese è il livornese Giampiero Sanzari, anche lui chitarrista. Ed è proprio quest’ultimo con cui abbiamo piacevolmente dialogato di musica, di questo disco e di alcune altre amenità legate al nome stesso della band… (segue intervista)
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA. QUARTO ALBUM PER I SURSUMCORDA, CANTASTORIE DI ALTRI TEMPI, POETI SENSIBILI E MUSICISTI INTENSI
di Annalisa Esposito - Whipart 9/6/2010
Quindici brani che attraversano uno spazio temporale e fisico enorme, di spessore, connubio eccellente fra sogno e realtà. Un qualcosa di grande si muove dentro il pentagramma, raffinando le note e immergendole dentro una visione poetica, immaginaria, in cui episodi di vita quotidiana si assottigliano per lasciare posto a storie magiche. Voci malinconiche sussurrano favole, specchi sbiaditi riflettono desideri e visioni terrene, tenuti al sicuro e nascosti a sguardi indiscreti; baci che si schiudono al primo raggio di sole e che riempiono silenzi interrotti, tra un soffio lieve, un brivido leggero, una emozione lunga quanto un viaggio, lungo la strada lastricata di attese.
I brani del secondo disco, dal titolo ‘I Frattali', sono strumentali e rafforzano il concept dell'album, scorporati di alcuni elementi armonici e testuali per dare origine a nuove rivisitazioni. Il frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse, ovvero non cambia aspetto anche se visto con una lente d'ingrandimento.Da La porta dietro la cascata arriva musica esplorata, annusata, osservata, ‘sentita', da vivere e non solo da ascoltare, ogni volta, come se fosse la prima volta, per non perdere l'autenticità insita in essa. Sonorità che arrivano dall'Italia, «che sa di luoghi assolati perché, si diceva, che la musica è un linguaggio universale, [che] unisce uomini, donne e bambini, non li divide mai».
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA.
di Redazione - AF DIGITALE giugno/luglio
QUALITA' ARTISTICA (4****/5) Il progetto Sursumcorda ha prerogative alquanto particolari nel panorama della musica italiana. Il presente "La porta dietro la Cascata" è il secondo Album ufficiale della formazione, che però ha dato vita alla colonna sonora di alcuni documentari nonché di piccole produzioni cinematografiche. Il gruppo è composto da cinque polistrumentisti, accompagnati in alcuni brani da una piccola orchestra e da un gran numero di musicisti ospiti. La proposta musicale è altrettanto particolare: nel primo CD il genere è assimilabile al rock alternativo italiano ma in chiave acustica e ricco di strumenti inusuali per il genere (dal violoncello al banjo) senza dimenticare gli arrangiamenti orchestrali e gli interventi solisti di corni, flauti o clarinetti. La voce di Giampiero Sànzari è probabilmente l'elemento più canonico dell'insieme e si rifà, per impostazione, a gruppi come Marlene Kuntz e Afterhours nelle loro accezioni più tranquille e con parti recitate. Il secondo CD della durata di 24 minuti, è invece strumentale e propone 10 brani denominati "frattali", tutti estremamente eterogenei tanto nelle atmosfere quanto negli strumenti utilizzati dando vita ad un ascolto interessante e a tratti contemplativo.
QUALITA' EDIZIONE (4*****/5) Il digipack che raccoglie i due dischi è accompagnato da uno spesso booklet con i testi delle canzoni in italiano sia tradotti ed adattati in inglese. L'ascolto denota una ricostruzione dell'ambiente strumentale molto precisa. non disdegnando qualche "effetto speciale" conferito dalla marcata stereofonia. Molto buona la dinamica, che rende al meglio i passaggi strumenteli più fievoli e dona vigore agli interventi orchestrali. L'estensione in frequenza è ottima e anche senza raggiungere grandi pressioni sonore, il messaggio audio è corposo e ricco di sfumature tanto in gamma alta quanto nelle medio-basse. Dal punto di vista puramente tecnico il secondo CD risulta molto interessante per la grande varietà timbrica e per i mutamenti d'atmosfera repentini tra un frattale e l'altro. Ottimo quindi il lavoro svolto da Fausto Dasé, che ha curato registrazione e mixing presso l'Accademia del suono di Milano, mentre il mastering è ad opera di Claudio Giussani.
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Cristiana Vianello - "Musica e dischi" 4/6/2010
Nuovo album della band milanese composta da Giampiero "Nero" Sànzari (chitarra classica e voce), Piero Bruni (chitarra classica), Francesco Saverio Gliozzi (violoncello), Fabio Carimati (batteria), Emanuele "Manolo" Cedrone (percussioni). Questo nuovo progetto che prende forma dopo la pubblicazione nel 2009 del loro ultimo disco "Musica d'argilla", è un concept album nel quale i brani della seconda parte sono interamente strumentali e prendono il nome di "Frattali", oggetti geometrici che si ripetono strutturalmente su scale diverse e non cambiano aspetto anche se visti con una lente d'ingrandimento. Armonie in connubio con i testi, in cui le parole aiutano a descrivere le immagini e i concetti tramite rimandi, sinestesie e metafore. Ogni brano è collegato a quello precedente e al successivo, è una parte del percorso, una pietra su cui appoggiarsi per sostare e proseguire.
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Stefano Solventi - "Sentireascoltare" 3/6/2010
Se la sono presa comoda i Sursumcorda per dare un seguito all'eccellente L'Albero dei Bradipi un lustro intero. Non che il quintetto milanese sia rimasto con le mani in mano, anzi. Rubricati i fisiologici cambiamenti di organico (della formazione originale sono rimasti Giampiero “Nero” Sanzari, Piero Bruni e Francesco Saverio Gliozzi), in questo lasso di tempo hanno composto ben sette soundtrack per documentari di varia natura, cioè hanno seguito l'estro, quella sontuosa attitudine che li porta a realizzare stanze sonore per situazioni particolari, coincidenze poetiche, traiettorie narrative, frame visuali... E' quindi nel segno della suggestione musicale applicata al cantautorato che nasce La porta dietro la cascata album di canzoni dalle grandi aperture melodiche, sorrette da una apprensiva solennità chiosata da generose però mai eccessive partiture orchestrali. Un folk pervaso di aromi mediterranei come orizzonte mentale, il languore accorto e pensoso degli chansonnier - e vagamente Tenco - a spigolare intuizioni liriche, un esotismo sperso e a tratti balcanico a condire i guizzi: queste le principali coordinate di una calligrafia stratificata ma estremamente fruibile, interpretata con sobrietà disarmante dal Sanzari, voce non certo virtuosa ma ben dentro al quid poetico della cosa, anche quando si cimenta della "cover della cover" con So che mi vuoi (la versione che Mina fece della beatlesiana It's For You). Pezzi indubbiamente riusciti come Infinito, Il palazzo, Bambina che schiaccia i pinoli e Nascita nuova sembrano la sintesi ideale tra pop di qualità e musica d'autore.Poi ci sono i "frattali", variazioni strumentali più o meno brevi di spunti melodici raccolti nel secondo CD, un'appendice che torna a mettere l'accento sulla capacità di imbastire situazioni soniche tra poetico e cinematico, ribadendo la statura di una band da tenere in grande considerazione (7,8****/10).
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CON LA MUSICA NEL DNA. SURSUMCORDA ECCO IL NUOVO CD
di Rossella Falchini - "La Nazione - Livorno" 15/05/2010
Il gruppo musicale Sursumcorda nasce nel 2000 dall'amicizia tra due chitarristi classici, Giampiero Sanzari detto "Nero" e Piero Bruni e dal loro incontro con il violoncellista Saverio Gliozzi. Nella band compaiono anche Fabio Carimati (batteria) e Emanuele "Manolo" Cedrone (percussioni). I giovani artisti vivono e lavorano prevalentemente a Milano, ma Giampiero, nato a Livorrno, è molto legato alla sua città. Tanto è vero che si è esibito nella sua città durante il Trofeo Velico Internazionale dell'Accademia Navale. I Sursumcorda (nella foto) compongono sia colonne sonore che musica d'autore. Le colonne sonore sono destinate a temi eterogenei, l'arte, il teatro, la storia e l'attualità. Comunque sia la destinazione si basano su intrecci armonici molto raffinati che accompagnano parole e immagini dell'evento designato, Come in occasione (2004) della grande mostra "Guercino. Poesia e sentimento nella pittura del '600" o "Carlo e Federico. La luce dei Borromeo nella Milano spagnola." (2006) etc. Il loro CD d'esordio "L'Albero dei bradipi" (2005) ha riscosso un lusinghiero successo di critica e di pubblico. Nel 2007 viene ristampato dall'etichetta Passion Records di Boston. Non sono mancati A Giampiero vocalist / chitarra e agli altri componenti del gruppo numerosi premi e riconoscimenti, ed essere tra i finalisti del premio De André (2007) e al Mantova Musica Festival. In uscita il 17 maggio il nuovo CD "La porta dietro la cascata" produzione/edizione Dasè sound Lab e Accademia del Suono. CD doppio che raccoglie sia brani strumentali che cantati da una breve audizione appare già un'opera di compiuta armonia e di forte impatto emozionale.
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SURSUM CORDA - LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Flavio Bilato - "Radio Blu Veneto" 15/01/2011
Il titolo mi ha incuriosito subito: La porta dietro la cascata…l’inarrivabile porta, chissà se c’è? E se c’è, cosa c’è dietro? Dietro questa porta troviamo i SursumCorda, gruppo lombardo-toscano con una buona esperienza di colonne sonore e sperimentazione. In questo eccellente lavoro formato da due cd troviamo un giusto mix di varie ed importanti combinazioni e contaminazioni musicali: c’è spazio per la musica classica, etnica, cantautorale e sperimentale, il tutto ben calibrato e armonicamente elegante. La custodia dei cd non passa in secondo piano, ben curata e con un booklet interno che permette di seguire i testi, che sono delle vere e proprie poesie d’autore, sia in italiano sia in inglese. Il primo cd parte con una voce recitante a fare da preludio all’atmosfera classica e rilassante del pezzo che da il titolo all’album. Il suono, quasi mixato, passa alla seconda canzone “Bambina che schiaccia i pinoli” nella quale un pop-rock minimalista si incontra con un sottofondo classico che sfocia in un mare di archi decisi (viole,violini,violoncelli). “A la merci du voyage” dà un tocco internazionale: a metà tra tango e ballata francese, con un buon accordeon ad accompagnare il brano, tra testo italiano cantato da “Nero” e ritornello francese ad opera della bellissima voce di Marie Pistono (non solo vocalist della band francese Jabuz). Questo brano, a mio parere, si dimostra essere il più immediato nell’ascolto. In “Infinito” e “La valigia di cartone” trovo molto evidente la parte cantautorale: la prima delicata ed intimista, la seconda più allegra e con temi classici brasiliani. Da segnalare anche la visione sursumcordiana di “So che mi vuoi”, canzone cantata da Mina ma di origini beatlesiane. Il secondo cd è una mélange di solo musica classica e sperimentale con atmosfere oniriche, ottima per le colonne sonore, con una denominazione del tutto particolare dei pezzi che si susseguono: i Sursumcorda li chiamano “Frattali”, particolari e curiose figure geometriche in movimento (in questo caso tradotte in musica) ciascuna con un proprio numero di riconoscimento. In alcuni di questi frattali c’è più di un richiamo alle sonorità cantate del disco numero 1. I Sursumcorda sono: Giampiero “Nero” Sanzari, Piero Bruni, Francesco Saverio Gliozzi; Emanuele Cedrone, Fabio Carimati e la loro ricca strumentazione tutta da scoprire.
“……Raccontano le fronde di un varco mai osservato,direzione per la porta dietro la cascata.”
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SURSUM CORDA - LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Dante Natale - "Nerdsattack" 17/11/2010
E ora cosa farne di questo doppio disco? All’inizio mi ero spaventato. Tra tutta la roba che ho da ascoltare un doppio CD proprio non mi entusiasmava, ma poi mi ci sono messo con calma e piano piano ho scoperto uno dei gruppi più interessanti della nostra penisola. Un minimo di ordine prima di tutto. La band è un collettivo guidato principalmente da due musicitsi, Sanzari e Bruni che se nel primo album coinvolgevano dodici musicisti ora ne coinvolgono un’enormità. Inutile e sterile l’elenco. Parliamo della musica. Disco doppio come detto, una prima parte cantata e la seconda parte solo strumentale. Il genere? Folk, jazz, cantautorato, pop. Di grandissima classe. Lieve e soffice come il colore bianco che predomina l’artwork e la neve invernale prossima a venire. Testi belli, poetici, echi di Ciampi, musica da camera, da film, melodie dolci e quasi commerciali (’Infinito’), il tutto senza perdere di visto la grandiosità della loro musica aiutata con l’orchestra. Il talento di questi ragazzi è indubbio, la loro è musica che va ascoltata con attenzione e servirebbe forse una recensione lunga il triplo per parlarne completamente. Dei due CD preferisco quello strumentale ma è tutto il lavoro ad essere enormemente fantasioso.
voto [5*****/6]
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA. L'INFINITO DEI SURSUMCORDA
di Francesca Grispello - "Ferro e Tabacco " 20/11/2010
Ritenendo di essere frattali possiamo pensare di trovare l'Infinito dentro noi stessi, essere noi stessi custodi dell'Infinito, Essere noi stessi l'immagine dell'Infinito.
Con queste parole e con questo spirito i Sursumcorda presentano La porta dietro la cascata, il nuovo progetto discografico.
Un doppio album confezionato in bianco, un invito all'intimità e all'ascolto nutrito dall'essenzialità e dalla ricchezza, equilibrato e visionario, raffinato ed esoterico.
Per scoprire La porta dietro la cascata - titolo del primo dei due dischi - non bisogna avere bagagli o pregiudizi, ma godersi la mistura di jazz, canzone d'autore, classica e contaminata, per la nutrita schiera di strumenti dal bouzuki al salterio.
Il quintetto capitanato da Giampiero "Nero" Sànzari (chitarra classica e voce), con una formazione lievemente ritoccata e tutti i musicisti che hanno prestato la loro opera, ci accompagnano in una doppia esperienza senza scossoni, fatta sul filo delle invaginazioni sonore, grazie alla cura che vi è stata impressa.
Un progetto denso di incontri professionali e umani, proprio per questo intelligente e di grande intensità visiva, grazie anche all'esperienza che i Sursumcorda hanno capitalizzato con la realizzazione delle colonne sonore.
Il primo disco si apre con la voce ruvida e calda di Giampiero "Nero" Sànzari, dodici brani intervallati da tre frattali - il frattale è un fenomeno che ripete la sua struttura geometrica su scale di grandezza diverse - e a seguire è la voce di Nero sottile, penetrante ed elastica a svelare haiku di mondo. "Quello che sarà/lo vedrai domani/ quello che non c'è/ si vedrà domani", nel brano fatalista e lieve la Bambina che schiaccia i pinoli.
In Frattale 1 e Frattale 2 ci sono i brividi del cristallarmonio - bicchieri riempiti/accordati con d'acqua - suonato da Gianfranco Grisi.
Il viaggio prosegue sulle vertigini dei sentieri, affreschi umani e universali che di brano in brano rivelano la maturità del suono Sursumcorda.
Nell'ascolto quella porta che ci indicano si schiude sempre di più, "è bello ripartire/essere amante/ di un desiderio mai sopito/ mai per un istante/in questa vita/ che per incanto/ adesso/nasce/nuova". Si omaggia il futuro, il presente e il passato come in La mia bisnonna è in buone mani e artisti come i Beatles in It’s for you che in Italia diventa So che mi vuoi cantata da Mina. Il sentirsi parte di un tutto infinito - come quello che ho citato all'inizio - è celebrato nell'ultimo brano Tutti i fiumi vanno al mare con un frammento tratto dall'eclesiaste "Tutti i fiumi vanno al mare/ ma il mare non si riempie".
Il secondo disco Frattali è un concept geometrico tanto terreste quanto elettrico, tanto di testa che di cuore e che sottolinea, se ce ne fosse ancora il bisogno, la capacità dei Sursumcorda di richiamare le emozioni con il suono.
L'orchestra diretta da Daniele Ferretti e ogni singolo elemento inserito è un amalgama efficace e perfetto, arrangiato con eleganza e prodotto da Fausto Dasè, La porta dietro la cascata è uno dei progetti più sofisticati e vivi che ho ascoltato in questi anni.
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LA PORTA DIETRO LA CASCATA.
di Chiara Marra - "Degni di nota " 23/11/2010
E’ cronaca di un crocevia quella di La Porta Dietro La Cascata dei Sursumcorda.
Ideatori di colonne sonore e al loro quarto album, questo gruppo nato a metà tra Milano e Livorno partoriscono il loro disco della maturità a metà strada tra il crossover altisonante di jazz, musica da camera fitta di archi (diretti da Daniele Ferretti) e intrecci etno-folk che procedono su un doppio binario, un doppio cd che da un lato racchiude il lato chansonnier sull’armonia della voce plastica e fluida di un limpido Giampiero “Nero” Sanzari, membro storico del gruppo insieme a Piero Bruni (Chitarra) e Francesco Saverio Gliozzi (violoncello) ai quali si aggiungono Fabio Carimati (Batteria) e Emanuele “Manolo” Cedrone (percussioni) sullo sfondo di arrangiamenti aperti all’attitudine orchestrale che ospita la potenzialità di brani come Bambina che schiaccia i pinoli e il preludio d’apertura.
Detto fatto: La Porta Dietro La Cascata sdoppia la sua anima. Da un lato il cantautorato dal sapore meticcio e limpido di un’acustica composita fatta di bossa, capillari virgole etniche e preziosismi, dall’altro versante un disco speculare fatto di frattali, che trasforma il disco in suites orchestrali. Il risultato è un marasma di armonie contrastanti perfettamente amalgamate nello stesso contesto.
Prezioso questo doppio album dei Sursumcorda che rappresenta un concept album riunito nel collante poetico che sposa naturalismo e concretezza. Una semplicità apparente quella di La Porta Dietro La Cascata che nella sua vasta fruibilità all’orecchio del vasto pubblico offre non pochi spunti stilistici e variazioni provette sotto il segno dell'eclettismo.
Fausto Dasé e Timur Semprini sono i due dei ex machina di questa produzione.
Dasé, noto per le produzioni di Giovanni Nuti e Alda Merini (Rasoi di seta e Una piccola Ape Furibonda) e degli Elisir (premio Tenco 2009) offre il suo supporto migliore con alle spalle
l'Accademia del Suono di Timur Semprini.
Tutto perfetto per un’esperienza di un disco d’ascolto leggiadro e significativo tutto da assaporare e scoprire. Che, diciamolo, starebbe anche bene come presente sotto l’albero di Natale.
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SURSUMCORDA - LA PORTA DIETRO LA CASCATA
di Francesco Bove - "Mescalina " 25/07/2011
Difficile farsi largo nell'iperproduzione discografica, ma è ancora più arduo arrivare al pubblico con tutti i crismi. I Sursumcorda da Milano ci stanno provando, con un discreto successo, e sicuramente stanno centrando l'obiettivo.
La porta dietro la cascata è l'album che non ti aspetti da un gruppo italiano. Una gradita sorpresa. Un doppio studiato fin nei minimi dettagli, dominato dal concetto di “frattale”, come si evince già dalla copertina e dal secondo disco, nonché uno dei lavori italiani più raffinati ed eleganti del 2011.
Il gruppo non si sofferma su un genere preciso, non vuole essere etichettato, ma spazia dal pop cantautoriale al jazz, dalla bossa nova alle sonorità mediterranee.
La loro proposta è intrisa di momenti di alto lirismo, di ampio respiro mantenendo sempre un'attitudine sperimentale. Non si tratta, quindi, di un disco semplice né di un album complesso, è un lavoro cameristico, ragionato, sognato, una raccolta di sensazioni e stati d'animo, il soffio di vento che scompiglia i capelli. Non è raro rintracciare nelle tracce rimandi alla Natura come in Infinito o la magia dell'amore romantico ne Il palazzo, così come raccontato da Goethe.
Non c'è solo musica nel lavoro dei Sursumcorda ma tutto un universo letterario, pittorico, fantastico che usa il suono come mezzo per comunicare ciò che non è immediato. Non bisogna per forza di cose seguire una linea precisa, da Mina (So che mi vuoi) all'Ecclesiaste (Tutti i fiumi vanno al mare) tutto può essere utile per arrivare ad un obiettivo preciso, per rispettare una determinata estetica. Il primo disco può essere considerato, a tutti gli effetti, un concept ed è un invito a non fermarsi dinanzi alla bellezza, rievocando, per certi versi, Thomas Mann. Concetto che viene ripreso nel secondo disco strumentale che ha come protagonista i "frattali", un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura e allo stesso modo su scale diverse. Si esce, così, dall'ascolto storditi e appagati.
Il nuovo lavoro dei Sursumcorda è un viaggio nel tempo, l'esempio lampante di come dovrà essere un album cantautoriale italiano nel futuro. Infatti, se i Virginiana Miller sono il presente, l'ensemble milanese è il futuro della musica italiana di qualità.
Infine va assolutamente sottolineato il lavoro di packaging, con copertina bianca levigata, cofanetto accurato e un booklet con testi e quadri di Elisabetta Keller, pittrice milanese. Un ottimo biglietto da visita e la naturale introduzione alla musica dei Sursumcorda.
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SURSUMCORDA E LA MUSICA PER VOLARE.
di Silvio Cisamolo - "Prismanews " 06/06/2011
Sursumcorda, un nome particolare. Sulla copertina del loro ultimo CD è scritto Sur Sum Corda, per sottolineare maggiormente come il risultato finale dipenda dall’unione di più elementi.
Si tratta di un gruppo entrato quasi in punta di piedi sulla scena musicale italiana, fondato a Livorno da due chitarristi classici con la virtù nelle dita e il sogno di esprimere le sensazioni con la musica, di poter parlare direttamente al cuore attraverso/per mezzo delle variazioni sulle sei corde.
Nati professionalmente nel 2000, provano e sperimentano nuove sonorità fino al 2004 quando esce il loro primo CD dal titolo "L’albero dei Bradipi“ che nel 2007 viene ripubblicato per il mercato americano. La critica e le riviste di settore concordano immediatamente sul fatto di essersi finalmente imbattuti in un fenomeno musicale nuovo ed emotivamente travolgente.
Si sa, i primi passi nel mondo artistico non sono semplici, specialmente per coloro che sanno di avere qualcosa da dire. E loro sono perfettamente consapevoli che il loro genere è nuovo, non facile da esprimere e da circoscrivere entro i limiti di una definizione preconfezionata. C’è Wave, World, Classica, Jazz. E nulla di tutto ciò. Virtuosismi e panegirici si mescolano ad armonie rarefatte.
Per definire ancora meglio le loro possibilità e capacità artistiche, subito dopo l’uscita del loro primo CD, i Sursumcorda operano una scelta coraggiosa: invece di concentrarsi a un secondo album per posizionare meglio il proprio nome sul mercato, passano i successivi cinque anni a scrivere e ad incidere musiche per documentari. E questo è l’uovo di Colombo: cinque anni, due album, tante collaborazioni e riconoscimenti per raccontare le immagini in musica, per tradurre i colori in note e i movimenti in accordi.
Da pochi mesi è in vendita il loro “secondo” CD dal titolo, “La porta dietro la cascata”, che ci invita a riflettere, a cercare cosa c’è oltre i nostri sensi, che ci guida ad un viaggio inconsueto e meraviglioso.
Si tratta i un doppio, un cofanetto molto rifinito con copertina bianca e il logo “Sursumcorda” al centro. All’interno un book molto curato, ricco di foto e testi. E proprio i testi sfuggono alla regola del “due”: infatti il primo album contiene brani cantati dove la voce racconta e focalizza quello che gli strumenti descrivono; il secondo invece è esclusivamente strumentale e alla musica viene lasciato il compito di prenderci in braccio e portarci in volo con la mente. Perché è proprio il volo con la mente il filo conduttore di questo lavoro dei Sursumcorda: si parte lentamente con il primo disco, per poi salire progressivamente e finalmente librare nell’aria come un aliante con il secondo lavoro, leggeri e pronti a dirigerci dove ci porta il vento.
“La porta dietro la cascata” è un Concept Album, cioè una serie di brani legati tra loro da un tema comune e il cui significato globale si esprime dopo l’ascolto complessivo del CD. L’effetto è che si finisce a far scorrere la musica in sottofondo, senza pausa, lasciando cullare la nostra mente.
E così, mentre ero in macchina in coda, ho sentito la voce di mia figlia dal sedile posteriore: “Papà, perché questa musica è così bella?”
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RECENSIONI "IN VOLO"
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IN VOLO - RECENSIONE.
di Loris Furlan - "Mucchio Selvaggio (fuori dal mucchio)" 06/2008
Le immagini scorrono lente, rassicuranti, senza fretta, incastonate in delicati ceselli acustici. Non sono le sequenze del documentario “Carlo e Federico. Itinerari” (prodotto con Alberto Osella), dedicato ai Borromeo nella Milano spagnola tra il XVI e XVII secolo, per il cui supporto è nato questo disco. Sono immagini che appartengono dapprima al delicato tratto compositivo e alla dimensione creativa ed evocativa dell’ensemble toscano Sursumcorda, già lasciatosi apprezzare per il primo disco “L’albero dei bradipi”, esempio ispirato di poesia e raffinatezza cantautoriale. Con “In volo” le parole si fanno dunque da parte, salvo nel brano conclusivo “Poesia bruciata”, lasciano raccontare alle meravigliose tessiture di chitarre classiche, flauti, violoncello, salterio, dulcimer, pianoforte, oboe, contrabbasso e percussioni: la poesia permane, incantevole come una “Danza del sole e della luna”, tanto per citare uno dei quattordici episodi presenti nel disco. “In volo” dunque, come uno scorrere di pensieri che si staccano dal suolo o il battito d’ali di una farfalla, in un susseguirsi di lievi arpeggi intessuti di sospiri, per i quali vanno menzionati senz’altro Giampiero “Nero” Sanzari e Piero “Cirano” Bruni (chitarre) e Francesco Saverio Gliozzi (violoncello, archi). “In volo” con i Sursumcorda, un’ennesima, significativa occasione per accorgersi e capire che la musica più importante e le suggestioni più preziose non manchino nel panorama nazionale, basta cercarle al di fuori dei clamori mediatici, fra le passioni più autentiche, accompagnate da sensibilità, amore e talento.
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STACCANDO IL SUONO DA TERRA: TRA LE RADICI E LE ALI.
di Giorgio Maimone - “Bielle” 19/02/2006
Torniamo a parlare di cose serie e lasciamo perdere le stupidate e le amenità, come l'ultimo disco di Fossati. C'è sul mio lettore da qualche giorno un gioiello che gira, gira, gira e non mi stanca. E viene da un gruppo che già lo scorso anno aveva fatto sperare nel miracolo: i SursumCorda. Il loro secondo disco si intitola "In volo". E' un album di sola musica (fatta eccezione per l'ultimo brano, che poi è una riproposizione cantata del primo, ossia "Poesia bruciata"). Musiche nate per essere collegate alle immagini di un documentario, che a poco a poco hanno preso consistenza, certezza del volo, sicurezza nelle proprie ali e, senza mai mollare le radici che le tengono legate alla terra, hanno trovato la forza per staccare il suono del suolo. E iniziare a volare. "In volo" è una delle più piacevoli sorprese di questo fantastico inizio di 2006! Che i SursumCorda fossero bravi lo avevamo capito e ne eravamo convinti, fino al punto di premiarli per l'album d'esordio dello scorso anno, "L'albero dei bradipi", come delle realtà più consistenti emerse nel corso del 2005. Questo disco rende giustizia al loro potenziale e ce li fa amare ancora di più, anche perché questo tipo di musica in Italia non ha molti epigoni. I riferimenti più immediati sono i voli eterei di chitarre e corde di René Aubry, che non a caso nasce musicista per dare suoni alle visioni che gli turbinano intorno. Oppure anche i "Dirty Three", terzetto australiano in cui milita il violinista di Nick Cave, il grande Warren Ellis, una band che ha inventato una nuova formula, che spazia tra folk, rock e musica da camera. Con un violino struggente in primo piano. Anche i Dirty Three sono molto attenti all'aspetto visuale: il chitarrista Mick Turner disegna personalmente le copertine con pennellate dense di colore che tentanto di trasfondere il proprio mondo musicale. Che io sappia i SursumCorda non disegnano, o comunque non disegnano le proprie copertine, ma seguono una strada affine, una sorta di "terza via" tra folk, rock e musica classica foriera di sviluppi interessanti. Se aggiungiamo che, a fianco di musiche tanto raffinate, stanno, di solito, anche testi poetici molto curati, ecco che si delinea netto il quadro di un gruppo in forte crescita e che potrebbe davvero arrivare lontano. Spieghiamo intanto la genesi del disco che nasce come colonna sonora del documentario "Carlo e Federico: la luce dei Borromeo nella Milano spagnola", prodotto da Alberto Osella della Osella & Partners che viene proiettato alla omonima mostra fino al 7/5/2006 al Museo Diocesiano di corso di Porta Ticinese 95 a Milano. "I brani di questo disco sono nati quasi in contemporanea con il documentario relativo, alcuni prima e altri dopo rispetto alle immagini" puntualizza Francesco Saverio Gliozzi, violoncellista dei SursumCorda, di cui, qui a fianco, riportiamo un parere più esteso sulla genesi del lavoro. Le musiche sono di Gliozzi, Bruni e Sanzari, l'unico testo è di Giampiero Sanzari che, oltre alla chitarra e alla voce, suona in questo disco anche il salterio, mentre Piero Bruni, chitarra classica, suona anche dulcimer e flauti dolci e SaverioGliozzi, oltre al violoncello, il pianoforte e gli archi. Un po' defilata Claudia Verdelocco che suona solo l'oboe, da lei arrangiato, nel brano che inizia e chiude il disco. La sensazione finale resta quella di un disco che "doveva" essere fatto, per non consegnare al solo documentario il magnifico lavoro svolto. Perché "In volo" è in grado di reggersi per aria da solo, con le sue solide radici affondate nel centro della nostra cultura, delle nostre tradizioni musicali (dalla musica classica alla musica popolare) e le sue ali in grado di aprirsi verso gli spazi progressivi del rock e della musica alta. La musica dei SursumCorda cresce e cresce bene, portandosi appresso una sorta di lirismo fatato che impregna i solchi di questo disco, in cui convivono il sapore acre della memoria e le mezze tinte della speranza. Gli arpeggi delle chitarre e le sinuose trame dispiegate in questi 38'50" di musica inducono a non perdere il contatto con la realtà, ma contemporaneamente a recuperare una dimensione contemplativa nei confronti del mondo. "Danza del sole e della luna", "Chiaroscuro" e "In volo" gli episodi più alti, uniti alla canzone di "Poesia bruciata", ma il tutto dura così poco che è difficile discriminare. E' un'irresistibile malinconia, lo "spleen" esistenziale che non fa recedere di un passo la voglia di volare. Radici e ali. Solidità e leggerezza. L'avevamo intuito col primo disco, lo confermiamo col secondo: sui SursumCorda ci si può contare.
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RECENSIONI "L'ALBERO DEI BRADIPI "
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L'ALBERO DEI BRADIPI, MUSICHE E SUGGESTIONI DEI SURSUMCORDA.
di Federico Genta - “La stampa”
Il disco è stato presentato a Milano, nel corso di una serata agli inizi di luglio. “L’albero dei bradipi” è, come richiede la circostanza, un disco d’esordio. Ma di esordio c’è poco. Nel senso che chi pensa di incappare in un inizio acerbo, ha decisamente sbagliato cd. La sensazione è di trovarsi – alleluia - di fronte a qualcosa di nuovo, che pesca nelle tradizioni per restituire melodie ricche, cariche di atmosfere che sanno di sogno, di esperienze lontane. Arrangiamenti curati dove il suono rimane sempre in primo piano, suggestioni prettamente acustiche che conservano nella registrazione l’impatto dell’esibizione dal vivo. Un risultato da riferimento nel panorama delle autoproduzioni.
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SPAZI APERTI.
di Marco Del Soldato - Kronic
La complessità de “L’Albero Dei Bradipi” si manifesta in immagini e colori: i Balcani ed il Mediterraneo, il rosso vivo ed il color caffè di un monte ancora puro, gli spazi di praterie sconfinate e l’umidità afosa sporcata da un sole intollerante. Questione di sfumature e di sfrenata passione per il viaggiare umano. Trasportato in musica, si intende. E’ questa la missione dei Sursumcorda, collettivo a suo modo aperto che, dopo aver autoprodotto l’album, ha incontrato una label statunitense, la Passion Records di Boston, destinata a distribuire il disco oltre oceano. Fatto curioso, non per la qualità della proposta, ma per una forma in teoria distante da certi mercati. Cantato in italiano, con palese impostazione etnico-cantautoriale legata a movenze talvolta filastrocheggianti ed in altre occasioni affini al concetto di colonna sonora. La dimensione acustica di base, fondata su arpeggi spesso screziati da archi, fiati ed altri strumenti, non tende a limitarsi nella canonica forma canzone, nascondendo il volto dietro a maschere sempre differenti. A colpire è l’abbraccio fra attitudine classica e ricerca popolare, stretto nel paradigma, eppure generoso nel concedere spazio ad un immaginario vivo e frenetico nel mutare le sue visioni. Raffinatezza ed eleganza, mischiate ad un’idea sonora sempre riflessiva, mostrano una formazione curiosa e vogliosa, restia alla facile catalogazione ed intrigante nell’indagare un folclore tradizionale trasportato nella contemporaneità.
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SURSUMCORDA: QUANDO LA SENSUALITA' DEL MEDITERRANEO SI SPOSA CON L'ELEGANZA LATINA.
di Roberto Murgieri - “Rockshock”
L’albero dei Bradipi è un piccolo gioiello di musica made in Italy, finemente elaborata e levigata da veri artigiani delle sette note. Non nego di aver incontrato non poche difficoltà nel recensire un album di questo genere. Non perché non mi sia piaciuto, o perché non sappia cosa scrivere su di esso, anzi, ma l’impressione dopo averlo ascoltato una manciata di volte è di una piacevole impotenza, che prevale sul senso di raziocinio di un ascoltatore critico. L’albero dei Bradipi, così il titolo di questo lavoro dei SurSumCorda (che in latino corrisponde all’attuale “in alto i cuori”, durante le funzioni liturgiche) è un album incredibilmente affascinante, nel senso vero della parola. Non incanta con effetti speciali o con chissą quali peripezie musicali. Esso infatti è frutto dell’incontro di strumenti classici come l’oboe, il contrabbasso e il corno inglese con la voce pulita, quasi angelica, di Giampiero Sanzari, che pare essere al di sopra di tutto e tutti. Sarebbe inutile, in poche righe, riassumere un album simile. Dopo alcuni ascolti, infatti, esso appare come una casa con tutte le finestre serrate, che a mano a mano si aprono con l’avvicendarsi delle tracce. Ognuna di queste, appunto, vuole pizzicare in ognuno un ricordo più o meno lontano della nostra esistenza ed espanderlo, allungandolo nella soavità di un componimento musicale che ha dell’incredibile in quanto a lavorazione e rifinitura. Ascoltare questo album o recensirlo causa sempre lo stesso problema: è come cercare di far passare cento persone contemporaneamente da una porta piccola e stretta. Vorrebbero passare tutti e non esce nessuno perché si blocca il passaggio, proprio come le emozioni che scaturiscono con L’albero dei Bradipi; così tante e così impetuose, che non trovano sfogo in parole o in pensieri asettici. Libero spazio alle emozioni, libere ed incontrastate. Incantevole. (8,5/10)
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SURSUMCORDA.
di Francesco Soliani - Jazzer (disco del mese)
Ci sono dei dischi che al loro primo ascolto hanno il potere di conquistarti, altri di cui ne comprendi piano piano la bellezza, altri ancora che ti affascinano subito e più li ascolti, più ne assapori le fragranze ti chiedi "perché questo disco mi piace?" E' quello che mi succede con questo L'albero dei bradipi, il quale presenta tante e tali sfumature che mi rendono difficile rispondere a questa domanda. No, non so il perché il disco dei Sursumcorda mi piaccia, o forse lo so ma non mi è facile esprimerlo a parole; la cosa certa è che ad ogni nuovo ascolto si rinnovano e aumentano suggestioni ed emozioni. I Sursumcorda sono fondamentalmente un quartetto acustico che si divide tra Livorno e Milano: il motore propulsivo dell'ensemble è rappresentato dalle due chitarre acustiche di Bruni e Sanzari (che è anche autore dei testi e voce principale), dall'espressivo violoncello di Gliozzi e dai fiati - oboe, corno inglese e flauto - di Claudia Verdelocco, strumenti quest'ultimi presi di peso dalla "classica" ma che sanno rinunciare alla propria "seriosità" per arricchire le sonorità del gruppo, in modo particolare il violoncello usato spesso anche in chiave ritmica. A questo nucleo si aggiungono nei vari brani ulteriori strumenti, sempre e solo acustici, come le percussioni, la tromba, pianoforte e fisarmonica che sono impiegati via via per caratterizzare i vari brani. La formazione, che è abbastanza inusuale per il panorama musicale italiano, lascia intendere che anche la musica prodotta lo sia altrettanto ed in effetti mi è capitato di rado di ascoltare dei brani così aperti alle più disparate influenze, tali però da non risultare per questo dispersivi. E sono parecchi i richiami che si inanellano lungo i dodici brani del disco per fare da corollario al folklore italico più raffinato, che si sposa con naturalezza ad un'impostazione sostanzialmente cantautorale, capace di solida concretezza come di onirica lievità. Suoni che si situano a metà strada tra lo spleen sudamericano e le geometrie mitteleuropee e ai quali si sommano ovattate atmosfere jazzate ed echi - quelli meno sguaiati - provenienti dai Balcani. Il tutto trattato con estrema eleganza che non diventa mai affettazione ma che al contrario si pone al servizio prima della musica e poi, molto appropriatamente, dei testi. E' opportuno accennare a quest'ultimi in quanto, non solo sono elemento portante di quelle che il gruppo chiama "colonne sonore cantate", ma viva espressione di una poetica che fa della fusione parole/note un ottimo sistema per integrare idee ed emozioni. I testi - scritti tutti da Giampiero Sanzari - sospesi tra memorie, ironia e la giusta dose di ermetismo, raccontano delle storie senza mai spiegarle del tutto ma, anzi, pennellandone i tratti e lasciandone nascosti i confini. Allora è bello seguire in Mi hanno preso le fantasie di un bambino che si lascia guidare dalla propria immaginazione in un luogo magico per poi essere concretamente catapultato nella realtà dalla voce della commessa "il bambino che si è perso al reparto giocattoli è atteso dai genitori alla cassa". Come è impossibile non farsi scappare un sorriso nel vedere l'uomo/bradipo appeso al suo ramo che, fiero della sua accomodante indipendenza, poeticamente sdegna la "gente che corre ad inseguire la brezza", o lasciarsi cullare dal bambino che "le mani tese ad afferrare un rifugio / che è così lontano da me... / e sfoggio un volo / in precario equilibrio". Divertenti le metafore amorose de La notte degli Oscar, toccante il senso di perdita di Postumi di un amore (Passa, passa il tempo. / E' una spina nel fianco al pudore. / Tentazione folle / volerti riavere. / Aspetterò domani / a scrivere, / cercandoti, amandoti / e odiando il perché.) incerto il passo de L'indeciso che "spossato / da ciò / a cui non serve pensare, / mi osservano / mentre il tempo / decide per me, / sceglie per me". Dal punto di vista musicale i Sursumcorda si propongono di mimetizzare le loro fonti d'ispirazione mischiandole tra loro e ottenendone così uno stile che sa essere personale, ma che allo stesso tempo non rinuncia ad esplicitare le proprie radici. La cosa che colpisce maggiormente è il buon affiatamento tra gli strumenti - sia dei membri del quartetto che degli ospiti - che consente loro di attraversare con semplicità ritmi e melodie; così è naturale passare dal raffinato intreccio di chitarre su un trascinante tappeto percussivo della strumentale Il gorgo, alle atmosfere circensi de La notte degli Oscar, alla danzante ma solenne Pelle di stracci, fino alle complesse costruzioni sonore di Via! con il loro vago sapore di fado che musicalmente rendono molto bene i versi ("Via / a consumare luce delle stelle, / riflessa sulla pelle / al rame della sera"). I brani che mi sembra siano meglio riusciti sono Questa è la strada, ballata dal ritmo incalzante che invita alla danza, pregevole incontro tra oboe e tromba con sordina su un ritmo trasversale della batteria, la title-track con il suo testo surreale dove si incontrano gli echi napoletani dei mandolini e i cupi riff del violoncello, la dolce Bambino tra ricordi d'Irlanda, armonie complesse guidate dal flauto e dal violoncello con un bel coro finale di bambini e Perchè, uno dei brani più intensi, dalla melodia cantabile ed ariosa sostenuta dalle chitarre, dal pianoforte e ben completata dagli archi. Lo so, non ho raccontato tutto, (ad esempio di come in Italia nessun distributore si sia interessato alla proposta dei Sursumcorda, ma lo abbia fatto la Passion Records di Boston per la distribuzione degli States) ma come dicevo prima mi è difficile parlare de L'albero dei bradipi, un disco dalle tante sfaccettature, vivo e molto originale - soprattutto per l'asfittico panorama italiano - un elogio della lentezza, dell'andare in profondità nelle cose. Un disco molto curato, decisamente improntato alla ricerca musicale e poetica senza però che venga meno la piacevolezza dell'ascolto e senza il ricorso a tecnologie sofisticate. "Musica d'autore" insomma, pura e rinfrescante: "in alto i cuori!" gente: di questi tempi ce n'è bisogno.
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BRAVI, BRAVISSIMI.. VORSE TROPPO BRAVI?
di Giorgio Maimone - Bielle
Le vie della musica sono infinite. Dove non arriva l'informazione, arriva fortunamente a volte il passaparola. E così un ottimo disco come "L'albero dei bradipi" dei Sursumcorda viveva di vita propria già da un anno, senza che noi di Bielle se ne avesse avvertimento. Benedetto sia il lettore che ci passò l'indicazione! I Sursumcorda sono una realtà che appartiene a buon diritto alla musica d'autore, che ha già raggiunto un ottimo livello, ma che, a quanto dato di vedere e di ascoltare sembra del tutto in grado di crescere ancora. Il problema resta sempre quello: come dare visibilità a fermenti musicali vivi e validi. Come base i Sursumcorda sono un quartetto, ma già la formazione inusuale ci fa intendere che non si tratta del solito combo: Giampiero "Nero" Sanzari è voce, chitarra classica, basso del '69 kalimba e autore di tutti i testi e di parte delle musiche; Piero "Cirano" Bruni è chitarra classica, mandolino, flauti a becco, salterio e controcanti; Francesco Saverio Gliozzi è violoncello e archi;Claudia Verdelocco è oboe, corno inglese e slide flute. L'ensamble è Sursumcorda, proprio l'espressione latina proveribiale ("in alto i cuori!") che mai come in questo caso ci appare appropriata. La musica del gruppo (che agisce ed ha radici tra Livorno e Milano) è una boccata d'aria fresca, è frutta matura che ti si scioglie in bocca, è il profumo del nespolo in fiore. Musica gentile senza mezzi termini che trova spunti e suggestioni dall'etnico, al classico, spruzzandolo di jazz, ma solo di quel tanto che necessita. Non si colloca facilmente in schemi preconfezionati: sì, è vero che possono richiamare alcune atmosfere dei Sulutumana in primis, della Piccola Bottaga Baltazar o dei Quintorigo in subordine, ma sono solo somiglianze di percorso, affinità, brodo comune di culture che si muovono sulla stessa linea, dove poi ognuno sceglie la deriva che gli è più propria. Il canto di "Nero" Sanzari ad esempio segue modulate oscillazioni che riportano a certe voci del nuovo rock (Paolo Benvegnù, un nome su tutti, ma anche Andrea Chimenti), mentre la musica decisamente dal rock si tiene lontana. E' musica acustica che, oltre alla strumentazione già citata, si basa su fisarmoniche, pianoforte, flicorno, percussioni e batteria, cori e contrabbasso, affidati a numerosi ospiti. Per i Sursumcorda, però, fino ad ora, poche possibilità di emergere: Demo, la trasmissione "acchiappatalenti" di RadioRai, dove nel 2003/2004 "L'albero dei bradipi" (la canzone) è stata la più votata dal pubblico, la presentazione ufficiale del disco il 2 luglio di quest'anno a Milano, due serate in concerto al Teatro Officina, sempre di Milano, nel febbraio prossimo. Per il resto ... passaparola. E noi contribuiamo a questo eco di tam-tam che annuncia e pronuncia la presenza di una nuova realtà nella musica d'autore, sapendo che, come sempre, la strada per i gruppi davvero bravi è sempre più in salita che per altri. Anche perché la strada scelta dall'ensamble tosco-milanese è sostanzialmente aliena da compromessi, poco accomodante e tesa allo spasimo alla ricerca della qualità e dell'eleganza. Una ricerca che non è solo musicale, ma anche letteraria: "E poi, signora, / le mani sul volto / a nascondere il tempo, / ma il tempo non c'è. //E poi, signora, / i veli sul corpo / a nascondere il giorno, / ma il giorno non c'è. // E sei bella come il sole / con il sole che non c'è". ("Venerdì 17") "Era là,/ col vestito largo, / a coprire / i fianchi stretti. // Era lei, / con la sua valigia, / colma /di sogni. // E rideva perché… // I suoi scritti parlavano di viaggi / grandi, / le sue carte raccontavano di storie / piene di incontri, / e la mano a coprire il viso, / nascondendo quello / che doveva essere un sorriso". ("Perché"). Una cura estrema che promana da tutto ciò che Sursumcorda è o produce: dal packaging del disco, alla sua copertina, dal libretto (art directon Maria Vittoria Gozio) corredato dei testi e di belle fotografie, dal sito internet (www.sursumcorda.it) alle note di presentazione. Tanta cura che rischia di essere il solo rischio all'orizzonte immediato della band, ossia la possibilità, per dirla alla De Gregori, che possano "innamorarsi del proprio cappello", novelli narcisi intenti a specchiarsi nella propria abilità sia tecnica che emozionale. Rischio, in fin dei conti comune, ai "troppo bravi". Forse potrebbe aiutare anche qualche piccola variazione in più nei temi e ritmi, perché un album lungo solo 43'00" non sembri invece di maggior durata. Ritmicamente "Questa è la strada" è una piccola oasi ritemprante, con la batteria suonata da Tao e la trombra di Massimo Trimboli a dare quasi un'illusione di big band. Dodici pezzi, dunque, uno solo strumentale ("Il gorgo") e tutti gli altri più o meno cantati (intesa come quantità di canto e non qualità). "Venerdì 17", "L'albero dei bradipi" e "Perché" oltre a "Questa è la strada" sono i brani che più mi affascino, ma di punti deboli si fatica a vederne. Dall'alto del mio albero di cecropia dondolo mollemente al ritmo delle musiche di "Nero", "Cirano", Francesco e Claudia. Vedo passare successi momentanei che non mi scuotono dal ramo. Ascolto il suono del mio albero. E mentre ascolto penso. E mentre penso il tempo passa: sono già finiti tutti e dodici i brani! E' tempo di rimettere il disco da capo.
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SURSUMCORDA.
di Andrea Buongiorno - Inmusica
"L'albero dei bradipi" è uno di quei dischi che non sai mai come classificare, troppo ethno per essere indie, troppo calmo per essere rock ... e nonostante questo può essere racchiuso senza troppi problemi in entrambi questi generi. La sontuosa intro venata di echi orientaleggianti ("Mi hanno perso") traccia la scia lungo la quale si muove sinuosamente tutto il disco. Arie delicate costruite su sonorità poco elettriche (la fanno da padrone archi, oboe, percussioni e chitarre acustiche), melodie acustiche di corposa fattura nonostante la loro essenzialità ... una lunga poesia che coinvolge l'ascoltatore puntando con saggezza al cuore piuttosto che alla testa. In alcuni tratti ho sentito (al di là di un troppo facile collegamento a De Andrè) gli echi più "orientali" dei Radiodervish, quando archi, percussioni e chitarre tramutano l'ascolto in una dolce culla ("Venerdì 17") che attesta una incredibile maturità (ascoltate la cesellata rifinitura del brano "Bambino" o "L'albero dei bradipi" con la cantilena di chiusura affidata a un coro di bambini) non solo derivata dalle capacità artistiche del gruppo ma anche da una registrazione e presentazione stessa del prodotto (da vedere il bellissimo packaging) che nulla ha da invidiare a quello di colleghi più noti e da tempo star fisse della scena musicale nostrana. Di sicuro, il lavoro fin qui intrapreso dai Sursumcorda non è passato inosservato, visto che la band ha ottenuto ben due nomination al MEI2005 come best website e best videoclip. News alle quali posso aggiungere il fatto che "L'albero dei bradipi" ha conquistato il primo posto nel terzo gruppo del concorso "DEMO" di RAIstereo1 e che il medesimo album (autoprodotto) è distribuito anche negli USA tramite la Passion Records di Boston. Un sincero in bocca al lupo! (8,5/10).
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SURSUMCORDA.
di Roberto Capuano - “Indiezone” 6.9.2005
Sursumcorda è un progetto molto ambizioso, basato principalmente su un asse Toscano-Lombardo (tra Livorno e Milano). Si tratta di musica acustica dalle mille sfumature, caratterizzata perlopiù da influenze etniche mediterranee e balcaniche, e corredata da testi cantautorali che raccontano storie in salsa poetica. In effetti, il nome Sursumcorda vuole essere un latinismo facente riferimento proprio al Mare Nostrum, quel Mediterraneo così intriso e idealizzato nei colori e nei sapori di queste canzoni. Il sound della band si avvale dell’incrocio di due chitarre classiche (cuore pulsante dei SSC), violoncello, oboe, corno inglese, flauti, batteria, contrabbasso e percussioni. Dunque, una trama sonora molto articolata e variegata, appoggiata su una concezione della musica di respiro ampio e globale. I Sursumcorda amano definire le proprie composizioni come “colonne sonore cantate”, ed è questa, forse, l’espressione più appropriata per descrivere questi dodici pezzi che compongono “L’albero dei bradipi”, lavoro totalmente autoprodotto che, tra l’altro, viene distribuito anche negli Stati Uniti dalla Passion Records di Boston. Componimenti densi di passione e carichi di pathos e di un ritmo ancestrale che è la forza e la grande personalità di questo gruppo di musicisti. Tra i brani migliori segnalo la opening-track “Mi hanno perso”, la title-track “L’albero dei bradipi”, la strumentale “Il gorgo” e “Via!”, per la quale è stato anche realizzato un videoclip. In definitiva, un buon lavoro che piacerà senz’altro agli estimatori del genere.
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UNA DELIZIA PROIETTATA FUORI DAL TEMPO LA NOTIZIA PER I SURSUMCORDA DI AVERE IL LORO CD NEGLI STATES.
di Giancarlo Passarella - “Musical News”
Il loro cd L’albero dei bradipi con una base ritmica jazz molto chic, è sbarcato in America: la Passion Records di Boston l'ha ristampato e lo distribuirà negli States. Cio' succede ad oltre due anni dall’uscita in Italia. Il loro cd L’albero dei bradipi con una base ritmica jazz molto chic, è sbarcato in America: la Passion Records di Boston l'ha ristampato e lo distribuirà negli States. Cio' succede ad oltre due anni dall’uscita in Italia. Abili nel disegnare canzoni ricolme di eleganza onirica ed incantevole emozione, i Sursumcorda con la loro tipica andatura (quasi da bradipi!), annunciano tutta una serie di novita' che li riguardano, compresa questa bellissima dell'edizione americana di un loro cd. L'Albero dei Bradipi .. Un cantato molto teatrale, una base ritmica jazz molto chic ed una line-up ad otto: sono i Sursumcorda, un po' milanesi, un pizzico livornesi, tanto coraggiosi ed alla perenne ricerca di una collocazione etimologica. Ma ne hanno bisogno?
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L'ALBERO DEI BRADIPI.
di Massimo Volpi - “Milano Finanza”
L’Albero dei Bradipi è un concentrato di quei suoni e di quelle atmosfere che solitamente i Sursumcorda amano regalare durante i loro live. Dodici piccole praline da assaporare lentamente nella penombra di un pomeriggio autunnale, sorseggiando un calice di vino profumato, dimenticandosi dell’orologio. Mandoli archi oboe e violoncelli solo alcuni degli ingredienti di questa delicata e squisita confettura dalla quale, sinceramente, è molto difficile tener lontano le dita dopo averla assaggiata.